Il Senso del Viaggio

A come Avere

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23/09/2011

Riflettevo sulla frase di un amico, un grande viaggiatore “del dentro e del fuori” (sì, proprio come Terzani), Pierluca Rossi: “andando in giro per il mondo ho capito che le cose ti possono appartenere anche senza essere tue”.
Il viaggio è una scuola per abituarsi a godere delle cose senza necessariamente possederle. Non possediamo, ma diventano parte di noi, i luoghi che visitiamo e che ci emozionano. Proprio come le persone che incontriamo e che ci regalano un sorriso o che ci aprono le loro case o che condividono con noi un tratto di strada.
“A come Avere”, o forse come “Acquistare”. Mi sembra necessario tornare a riflettere su questo tema già affrontato in “L come Leggerezza”, visti i tempi confusi in cui viviamo, con il modello di vita consumistico in crisi per la recessione che impoverisce larghe fasce di popolazione e soprattutto perché la terra non può sopportare il peso di una popolazione che aumenta di numero come nei consumi.
Anche chi era abituato a un certo benessere si ritrova a dover risparmiare e a ritornare ad abitudini di vita più semplici per far quadrare i conti. E queste sono rinunce per molti inevitabili. Poi ci sono le rinunce frutto di scelta e di consapevolezza, perché tutti dovremmo cercare di condurre una vita a basso impatto per salvaguardare l’ambiente. In entrambi i casi queste scelte, obbligate o libere che siano, non possono non aggravare la crisi di un sistema che per reggersi ha sempre incentivato il consumo, usando in modo indiscriminato risorse ambientali limitate.
Siamo diventati un po’ tutti “shopaholics”, tanto che sul piacere del possesso prevale ormai il “semplice” gusto dell’acquisto compulsivo che si esaurisce in se stesso. La dicotomia di Fromm “avere o essere” si è trasformata dapprima in “siamo ciò che abbiamo” e poi in “siamo ciò che acquistiamo”. Così riempiamo le nostre case e le nostre vite di oggetti inutili o comunque di duplicati che ci sommergono e ci soffocano.
Quante cose ci servono per vivere? E quante di queste devono essere possedute o potrebbero essere condivise, scambiate, affittate, prestate…?

Dave Bruno, scrittore californiano, è diventato un moderno guru del neopauperismo anticonsumista invitando tutti a trasformarsi in una sorta di Robinson Crusoe domestici e a vivere un intero anno con solo cento cose essenziali. Onestamente non credo di essere capace di una scelta così drastica. Eppure viaggiando sono abituata a selezionare l’indispensabile, a farmi bastare ciò che sta dentro una valigia, certo meno di cento cose. E so anche che è possibile vivere con cento cose, visto che una larga fetta di mondo vive con molto meno  e non ha neppure nella propria lingua un equivalente della parola “superfluo”.
Non sono però pronta a liberarmi di tutto ciò che non rientrerebbe nella mia lista. Se il mio superfluo non mi segue in viaggio, so però che mi aspetta al ritorno… Per giustificare la mia incoerenza ancora una volta viene in mio soccorso Oscar Wilde con un celebre aforismo: “Nulla è più necessario del superfluo”. Gli oggetti non devono sempre avere un qualche uso pratico per essere necessari: molti non sono indispensabili alla sopravvivenza, ma ci sono comunque necessari perché rappresentano un pezzo di vita o anche soltanto perché aggiungono bellezza. La decrescita può funzionare come libera scelta solo se è felice e anche un po’ bella.
Allora ho pensato che, oltre alla lista delle cento cose necessarie per (soprav)vivere, dovrei aggiungerne una delle cento cose necessarie per vivere. E ci metterei anche oggetti inutili, che certo non rientrano nella concezione pragmatica e utilitaristica americana.

Per iniziare a vivere più leggeri? Evitare acquisti dettati solo da un desiderio di autogratificazione e liberarsi dei doppioni (chi di noi non ne ha?), eliminando le tante repliche di oggetti che invadono la nostra vita. Proprio come quando prepariamo la valigia per partire per un viaggio e ci mettiamo dentro una cosa per tipo…

Per chi vuole provarci: Dave Bruno, La sfida delle 100 cose – Tecniche Nuove e per approfondire il suo blog www.guynameddave.com

Pubblicato su il reporter- Parole Nomadi – A come Avere

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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