Amarcord
Riflettendo nei post precedenti sul confronto transgenerazionale fra viaggiatori, sul viaggio che cambia e noi che cambiamo modo di viaggiare negli anni, ripensavo ai vecchi tempi.
E così ho ripreso in chiave di viaggio gli amarcord che a ondate invadono internet, quelli per intenderci della serie “noi che eravamo bambini negli anni ’50 o ’60… come abbiamo fatto a sopravvivere?” E allora, vai!
Noi che avevamo solo il numero di telefono di casa e la cornetta era legata alla base con un filo e vivevamo bene anche senza cellulare…
Noi che in viaggio non telefonavamo mai a casa e nessuno si preoccupava…
Noi che non avevamo i navigatori satellitari…
Noi che per cambiare canale alla TV dovevamo alzarci (fortuna che i canali erano solo due)…
Noi che non avevamo il computer, ma non ci annoiavamo mai…
Noi che le ricerche le facevamo sui libri perché google non c’era…
Noi che “navigare” voleva dire andare per mare…
Noi che scrivevamo le cartoline…
Noi che le lettere le imbucavamo nelle cassette della posta…
Noi che “il tuo profilo” non era qualcosa da esibire nei social network...
Noi che l’Ipod non c’era e ascoltavamo la musica dei 45 giri di vinile nei mangiadischi…
Noi che le riviste di viaggi non c’erano e divoravamo i racconti di Bonatti nell’inserto di Epoca…
Noi che agosto lo passavamo in colonia…
Noi che la gita scolastica era un evento speciale…
Noi che i weekend andavamo in campagna e non a Praga o a Lisbona…
Noi che gli zaini erano quelli militari…
Noi che gli scarponi non erano ultraleggeri e in goretex, ma pesantissimi e in cuoio…
Noi che andavamo in montagna con calzettoni e guanti di lana fatti a mano…
Noi che il pile e la microfibra non c’erano, ma solo la lana per l’inverno e il cotone per l’estate…
Noi che bevevamo dalla stessa bottiglia e non ci prendevamo le malattie…
Noi che avevamo il nascondiglio segreto e la capanna sugli alberi…
Noi che se andavamo in strada non c’era pericolo…
Noi che il Ciao lo avviavamo pedalando…
Noi che andavamo in macchina senza cinture di sicurezza e senza airbag…
Noi che partivamo in autostop o con l’inter-rail o in quattro sulla duecavalli…
Noi che prendevamo il treno per Londra e vedevamo dal ferry le bianche scogliere di Dover…
Noi che andavamo in India in “magic bus”…
Noi che guardavamo con stupore chi tornava da un viaggio in Africa…
Noi che passavamo la frontiera con le vecchie lire nascoste nel tubetto del dentifricio a causa delle restrizioni valutarie…
Noi che scrivevamo il diario di viaggio sulla moleskine e non sul blog…
Noi che fotografavamo in bianco e nero…
Noi che contavamo i rullini prima di partire…
Noi che al ritorno facevamo gli album delle fotografie…
Noi che l’Apollo 11 il 21 luglio 1969 “Ha Toccato” “No non ha toccato”…
Noi che pensavamo di non invecchiare…
Noi che continuiamo a viaggiare…
Noi che, con un po’ di nostalgia per come eravamo, ci chiediamo come facessimo allora…
Noi che vorremo che i giovani avessero, come abbiamo avuto noi, fiducia nel futuro…
P.S.: Questa volta nessun consiglio di lettura, i protagonisti siamo noi, e ognuno può aggiungere un ricordo…
Anna
Pubblicato su il reporter – Parole Nomadi -Amarcord