Angeli dentro Calcutta
Paola Pedrini, “Gli Angeli di Calcutta – Sguardi sulla città e sul volontariato” – Per le vie del mondo– 2012 Casa Editrice Polaris.
Paola Pedrini aveva già raccontato nel suo primo libro “La mia India, pensieri in viaggio” quel grande paese che le era entrato nel cuore. Questo suo secondo libro è ambientato sempre in India, ma non parla di un viaggio. E’ il diario della sua esperienza, e delle singole esperienze di altri volontari come lei, nei centri fondati a Calcutta da Madre Teresa e oggi gestiti dalle Missionarie della Carità. Lì ha conosciuto persone speciali che le hanno cambiato la vita: gli “Angeli di Calcutta”, le suore e i volontari provenienti da tutto il mondo con cui ha condiviso la scelta di prendersi cura dei più poveri fra i poveri, di chi è diventato un peso per la società e dalla società è rifiutato ed emarginato.
Un libro che è diario ma anche spunto di riflessioni e guida per chi come Paola è stanco dei soliti viaggi e sente la necessità di fermarsi e semplicemente dare, o forse di restituire qualcosa a chi è nato nella parte del mondo dove la vita diventa quotidiana lotta per la sopravvivenza. Racconta di “una città pesante, maleodorante e sporca… caotica, trafficata, inquinata, terribile e affascinante… una città che non conosce mezze misure, o ti uccide o ti unisce. Per sempre”. Racconta di un mondo sempre in bilico fra fascinazione e repulsione, dove la quotidianità è la povertà, il dolore, la malattia, la deformità, la morte stessa. Elementi tutti che noi abbiamo la tendenza a rimuovere, così che inevitabilmente certe descrizioni sono un violento pugno nello stomaco. D’altra parte in India – a Calcutta e nei centri di Madre Teresa in particolare – è impossibile mantenere la propria comfort zone: se non si è preparati si rischia il rigetto e molti sono i volontari che dopo pochi giorni non reggono il peso di tanta sofferenza.
L’autrice mantiene uno sguardo razionale senza nascondersi dietro alla fede. E’ consapevole che il volontariato è una forma di “sano egoismo” perché in fondo si aiutano gli altri soprattutto per salvare se stessi, per trovare un senso al proprio percorso esistenziale. Spesso è assalita dal dubbio, scrive: “mi sento inquieta, mi chiedo cosa faccio qua, mi chiedo se gli altri volontari provano quello che sto provando io. Mi chiedo cosa pensano queste donne che ogni giorno vedono arrivare facce nuove, giapponesi, spagnoli, americani e che poi da un giorno all’altro non li vedono più perché ritornano alla vita di tutti i giorni, nelle loro case, nel loro paese”. Non offre risposte ed evita di giudicare. Semplicemente c’è, è lì, e attraverso questo libro vuole condividere la propria esperienza con chi c’è stato o vorrà andarci. Ma forse una risposta l’ha trovata in una frase del film “La città della gioia” di Roland Joffé: “…io non sono fatta per amare una sola persona, il mio amore lo devo sparpagliare un po’ in giro...”
Anna Maspero
Debora
I libri sono sempre utili, belli e vale la pena appena si può leggerne uno. Sono mamma di due gemelle e anche in questa mia passione devo un pò metterla da parte!