Barca Nostra
A Venezia, parcheggiato all’Arsenale, c’è una barca azzurra blu e rossa con enormi squarci sui lati, “Barca Nostra”, un’installazione di Christoph Büchel per la Biennale. Nel bar di fronte la gente beve una birra e chiacchiera e molti, distratti dalle tantissime altre installazioni, probabilmente le passano accanto senza chiedersi di cosa si tratti. Io stavo cercando quel barcone, avevo visto le foto, ma dal vero la prima domanda è stata: “Come può essere tanto piccolo? Come potevano starci mille persone?” Ventitré metri di barca, cinque persone per ogni metro quadro, peggio delle navi negriere. Non so se trattare quella bara di ferro come una sorta di opera d’arte ed esporla alla Biennale sia una buona idea. Posso però dire che vedere quel barcone e guardare nella sua pancia attraverso gli squarci aperti sulle fiancate dai vigili del fuoco per estrarre i cadaveri mi ha sconvolto, anche se, come molti, sono anch’io colpevolmente assuefatta alla quotidiana conta dei morti in mare.
Anna
Intervista a Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa che sta cercando di dare un nome agli oltre mille migranti annegati dentro la barca il 18 aprile 2015, autrice del libro “Naufraghi senza volto, Dare un nome alle vittime del Mediterraneo“, Raffaello Cortina Editore, 2018.