Racconti di Viaggio

Botswana: Hic Sunt Leones

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12/11/2011

Ombre, rumori, paura, imboscate, eterna lotta per la sopravvivenza… è la misteriosa notte africana, è l’Africa vera, probabilmente non dissimile da quella che vide Livingstone quando si trovò davanti al meraviglioso spettacolo delle Cascate Vittoria.

E’ un’Africa altrove scomparsa, trasformata in zoo-safari, con sfilate di giraffe, zebre e qualche rinoceronte che la sera vanno a bere nella pozze illuminate, appositamente costruite accanto ai lodge.
Qualcuno ha definito il Botswana un “paradiso terrestre” ed effettivamente questo paese dalla terra rossastra e riarsa, in gran parte coperto dal deserto del Kalahari, ha deciso di tutelare il 17% del territorio con parchi e riserve e il 22% con aree di controllo della fauna selvatica, includendo gran parte del fertile delta dell’Okawango. Unica violenza esercitata sulla natura, la scelta di erigere dei reticolati lunghi migliaia di chilometri per proteggere il bestiame di allevamento dalle malattie trasmesse dalle mandrie selvatiche; queste recinzioni di fatto impediscono le grandi migrazioni stagionali di gnu e altre antilopi, falcidiandone la popolazione. Il Botswana quando raggiunse l’indipendenza nel 1966, era un paese con un’economia di sussistenza, basata su agricoltura ed allevamento e una popolazione scarsissima e omogenea, senza i conflitti razziali dei paesi confinanti. Dopo nemmeno un anno vennero scoperti enormi giacimenti di diamanti che permisero al paese di migliorare il livello di vita, diffondere la scolarizzazione ( il 97% dei bambini di entrambi i sessi oggi frequenta la scuola) e sviluppare l’economia, anche se permangono tuttora problemi legati alla disoccupazione, all’alta natalità e all’inurbamento. Per quanto concerne l’enorme potenziale turistico, il Botswana ha scelto la crescita nella conservazione, sviluppando un turismo di qualità, ricco, ma a basso impatto ambientale.
E’ possibile però anche per chi viaggia budget, passare due settimane di totale immersione nella natura africana, al prezzo di una sola notte trascorsa nei lussuosi lodge riservati a pochi ricchi, semplicemente scegliendo di campeggiare, trascorrendo così indimenticabili serate intorno al fuoco del bivacco e vivendo emozioni negate a chi opta per la comodità e la sicurezza dei lodge.
Già la prima notte in tenda a Victoria Falls non mi ha risparmiato emozioni intense: un rumore di passi felpati e di rami che si spezzano mi sveglia dal primo sonno: apro la cerniera della tenda e mi trovo davanti un’enorme zampa di un elefante che, dopo aver tranquillamente cenato con le fronde dell’albero alla cui ombra avevo piantato la tenda, rovista con la proboscide nei cestini dei rifiuti alla ricerca del dessert e quindi si allontana silenziosamente com’è venuto. Se questo succede nel centro di una città trafficata, in un campeggio con tanto di recinzione, cancello e guardie, cosa mi riserverà il Botswana, dove i campeggi sono lasciati allo stato selvaggio, privi di qualsiasi protezione e dotati solo di una piccola struttura in muratura per i servizi? Passato il confine che separa Zimbabwe e Botswana, incontro Kenson, il piccolo grande uomo che ci farà da guida ed autista. Subito enuncia le regole di comportamento nei parchi, che assomigliano piuttosto a regole di sopravvivenza: non scendere mai dal veicolo, chiudere il cibo in contenitori sigillati da lasciare sul trailer, dormire con le tende chiuse, chiamarlo in caso sia necessario andare ai servizi la notte, ci farà luce con un potente faro. Effettivamente deve esistere una sorta di tacito accordo con gli animali della savana su questo regolamento, perché se ne staranno sempre tranquilli mentre di ritorno dal game drive pomeridiano raccogliamo la legna per il fuoco prima di rientrare al campeggio, o prepariamo la cena o ci attardiamo in chiacchiere intorno al fuoco del bivacco. Chiusa però la cerniera dell’ultima tenda, con le braci del fuoco ancora calde, incomincia una cacofonia di rumori e iniziano le visite notturne. Gli elefanti sono degli habituè, che nonostante la mole, si muovono fra le tende con la delicatezza di un gatto. Più preoccupanti sono i muggiti degli ippopotami che escono dal fiume la sera: sono animali erbivori, ma in quanto a carattere godono di una pessima fama del tutto meritata. La iena ci farà visita più volte alla ricerca di resti di cibo e il feroce ratele, detto tasso del miele, non si farà intimidire nemmeno dalle luci e dalle urla e riuscirà ad introdursi dentro il trailer facendo man bassa di provviste. Gli assalti dei babbuini sono all’ordine del giorno e curiosamente si mangeranno tutte le patate già avvolte nella carta stagnola, pronte per la cottura alla brace, trascurando le altre…, ma si sa, i cioccolatini incartati sono sempre i migliori! L’ultima notte è quella che ci riserva l’emozione più forte. Circolavano spesso voci fra i campeggiatori di visite notturne dei leoni, ma fino ad allora li avevamo incontrati solo durante il giorno ed osservati per ore dall’alto della nostra jeep. L’ultima notte, rientrati in tenda da pochi minuti, un ruggito formidabile, a non più di un metro di distanza ci gela il sangue e ci blocca il respiro, siamo invasi da paura vera, ancestrale e non possiamo fare a meno di chiederci se il sottile telo di cotone delle nostre tende basterà a proteggerci…poi sentiamo il suono dei ruggiti allontanarsi, ma la notte passerà insonne per tutti.

Incontri ravvicinati del primo tipo Di Anna Maspero Da Marcopolo Guida Viaggi N.8/2000

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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