Il Senso del Viaggio

Buone e cattive abitudini

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08/07/2011

Abitudini ce ne sono diverse, e non tutte da buttare. Naturalmente ci sono quelle buone e comunque, in dose omeopatica, le abitudini sono  rassicuranti e permettono un adattamento al proprio ambiente, opzione necessaria soprattutto perché non sempre c’è possibilità di scelta. Se poi si è costretti a emigrare altrove, mantenerne alcune permette di salvaguardare identità e appartenenza.

Quando però le abitudini si trasformano in necessità o addirittura in dipendenza, allora è tempo di partire, perché, come scriveva Paul Morand, “andarsene è vincere la propria causa contro l’abitudine”. Anche se non sempre troviamo il diverso e l’altrove, e forse non sempre lo cerchiamo, il viaggio è comunque un’interruzione della routine, e la routine è una sorta di pilota automatico che atrofizza i sensi e i sentimenti, meccanizza i gesti e appanna la visione del mondo. In viaggio invece guardiamo, proviamo, parliamo, leggiamo, fotografiamo, scriviamo e, volenti o nolenti, dobbiamo metterci in gioco e adattarci almeno un poco agli usi e costumi locali.

Forse sta proprio qui la differenza fra turista e viaggiatore: il primo vuole ritrovare o ricreare le proprie abitudini anche altrove, e, anche quando cerca l’esotico e il diverso, è solo per il tempo di una foto. L’altro non teme lo spaesamento e si adatta alla nuova realtà, o almeno ci prova. Se chi davvero ama viaggiare è uno che difficilmente diventa schiavo delle abitudini, corre però un altro rischio, partenza dopo partenza: quello di assuefarsi al viaggio stesso, di perdere il dono e il piacere dello stupore, trasformando proprio il viaggio in routine. Accade al viaggiatore compulsivo, spesso un disadattato più che una persona capace di adattamento. Allora, forse, è il tempo non di partire, ma di fermarsi e riflettere.

In tema: “Il turista nudo” di Lawrence Osborne, viaggiatore alla disperata ricerca di un altrove incontaminato, pur sapendo che, ovunque vada, c’è un tour operator che l’aspetta…

Pubblicato su il reporter – Parole Nomadi -Abitudini

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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