Il Senso del Viaggio

Cara, piccola, vecchia Europa

on
05/03/2010

E’ sempre più semplice guardare e giudicare gli altri che noi stessi. Forse è per questo che non mi è facile parlare d’Europa, della piccola vecchia – e cara – Europa. Che poi così vecchia e piccola non è, visto che in mezzo secolo si è svecchiata e allargata forse più di ogni altro continente, passando dalle macerie della seconda guerra mondiale attraverso il crollo del muro di Berlino a un’Unione Europea che guarda sempre più a est.

Mi trovo in India, avvolta dal suo disordine rumoroso, e da qui è forse più facile ripensare all’Europa. Non lo dico con quel pizzico di snobismo tipico di ogni viaggiatore, ma perché la distanza aiuta a mettere a fuoco e la frequentazione di culture altre ci rivela aspetti della nostra altrimenti dati per scontati. Anche se, vista da questo punto di osservazione dove tutto sembra precario o rimediato, inevitabilmente l’Europa, Italia compresa, mi appare fin troppo ordinata e funzionale e anche un po’ grigia e triste nella sua efficienza.

“Mi aveva colpito da quando ero arrivato in Europa, come questo continente portava bene la sua età, come non era affannato a darsi un’altra faccia, anzi com’era a volte fiero di quella che aveva e di come si sforzava di conservarla”, scrive Terzani di ritorno dall’Asia. L’Europa non nasconde le rughe degli anni, piuttosto, prigioniera del suo passato, fatica a conciliare il suo immenso patrimonio con la modernità. Così, se sperimenta nuove soluzioni architettoniche a Berlino o a Londra, rimane fedele alla tradizione a Roma. Nella sua espressione migliore è bellezza e cultura, armonia di paesaggi e città, buon gusto e buon vivere. Non è semplicemente l’Unione Europea dei ragionieri e della moneta unica, un’istituzione finanziario-economico-politica, ma la casa comune di popoli ricchi di identità, lingue e culture radicate e sedimentate nella sua memoria. E’ un continente frutto di una storia densa di distruzioni e sovrapposizioni, di incontri fecondi e di scontri anche tragicamente recenti.

L’Europa ha sempre avuto confini fluidi, non come altri continenti-isola, circondati dall’oceano. Il Mediterraneo più che dividerla la unisce all’Africa, la Russia nella sua immensità da sempre si stempera verso l’Asia. Se i confini sono incerti e molte le identità culturali, ci sono valori profondi che connotano ciò che siamo. Valori che dall’antica Grecia attraverso Roma, la cristianità, il rinascimento e l’illuminismo, formano le radici di quello che chiamiamo Occidente: la ragione come strumento di comprensione del mondo, l’uguaglianza di tutti gli uomini, la laicità dello stato, la dignità della persona, la libertà dell’individuo e la democrazia. E io aggiungerei due altri elementi: il dubbio e una certa dose di pessimismo e/o scetticismo, forse i due fattori che più ci distinguono dai cugini americani e che rendono l’Europa più complessa ma anche più fragile.

Certo, c’è anche un’Europa imprigionata dalla burocrazia, che fatica a superare i nazionalismi e a trovare un’identità comune, che rimane vincolata a una visione eurocentrica ma di fatto è subalterna agli USA e non trova una voce propria, che importa idee e modelli e fatica a produrne di propri, che si chiude a difesa di un benessere che non è nostro esclusivo diritto.

L’Europa è però oggi consapevole di essere una civiltà e non la civiltà. Se, pur relativizzando il proprio posto nel mondo, sarà capace di non tradire le proprie radici, potrà, per la sua storia e la sua geografia, relazionarsi e convivere con altre culture meglio di altri continenti. Forse sarà proprio quest’Europa così ricca e stratificata, la forza capace di difendere il mondo e l’Occidente stesso dall’omologazione e dallo strapotere della globalizzazione, mantenendo vivi quei valori di tolleranza e rispetto per le differenze che le appartengono.

A.M.

Pubblicato su il reporter

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5 Comments
  1. Rispondi

    Caterina

    05/03/2010

    Ricordi il libro di Forster A Passage To India? E il film? Mi fai rivivere sensazioni…sensazionali.
    Grazie per il pensiero rivolto all’Europa. Buon proseguimento e senza nostalgia. caterina

  2. Rispondi

    marco Restelli

    05/03/2010

    Mi auguro con tutto il cuore che tu abbia ragione, e che il futuro dell’Europa sia questo!
    ciao, Marco/MilleOrienti

  3. Rispondi

    A.M.

    05/03/2010

    Ciao Caterina, il libro si’, il film non l’ho visto…
    mi farebbe comodo averlo qui perche’ sto giusto scrivendo di India… ciao e grazie, anna

  4. Rispondi

    Giorgio Vanni

    07/03/2010

    Si Anna condivido l’articolo, vivendo fuori dall’Europa si ha la possibilità di godere di un osservatorio privilegiato che permette un visione piu ampia sul concetto stesso di civilta europea. Lancio lo spunto sintetico su alcune riflessioni:
    Europa quasi piu un ideale che un confine geografico, forse per questo e l’unica realta continentale di cui con il termine Eurasia si parla di commistione con un altro continente; Mi sembra carina la risposta data non ricordo da chi, per cui un europeo si ri-trova in Europa quando arrivando in un aeroporto o stazione si sente a casa. Non importa in quale lingua si esprima;
    – senza dubbio la mia valutazione di viaggiatore è che in nessun luogo al mondo la qualità della vita abbia mai raggiunto un livello cosi alto quale quello attuale europeo. Penso concorderai con me che il livello medio non è neppure da paragonare con gli USA o altre nazioni nell’orbita occidentale;
    – nata da fusioni millenarie fin dalle migrazioni ariane indoeuropee, la civilta ellenistica, il rigore dell’impero romano,il trauma del cristianesimo, le invasioni barbarica che per secoli ne hanno ritardato l’evoluzione, il rinascimento italiano, l’epoca delle scoperte con il mercantilismo che ha fatto diventare le nazione europee i leader mondiali, l’illuminismo, la rivoluzione industriale e cosi via… ebbene questa civiltà oggi è in grave pericolo. Basta vedere come si impongano nel mondo modelli di autoritarismo statale che inevitabilmente danno un’immagine più efficiente dei lunghi processi del consenso democratico;
    – dato statistico: quando eravamo bambini la percentuale di abitanti del mondo che tra il primo e il secondo mondo poteva godere dei beni di base e anche di quelli superflui era enormente maggiore di quella di oggi. D’altra parte uno sviluppo demografico cosi assurdo e insostenibile (in cinquant anni siamo aumentati di piu di tre volte)… questa è la vera emergenza planetaria a cui nessuna politica di sviluppo può rispondere
    – come provocazione direi che il ritiro post-coloniale degli anni sessanta (finito come era iniziato dai portoghesi) e comparabile in termini di perdita di influenza a…

  5. Rispondi

    A.M.

    20/03/2010

    Caro Giorgio, purtroppo il tuo interessantissimo commento è stato troncato in automatico dal blog per raggiunto limite di caratteri…
    Mi fa piacere condividere con te questi pensieri, perchè, chi meglio di te, dal tuo osservatorio privilegiato, può guardare alla nostra Europa? E sono d’accordo con te anche sulla qualità della vita. Viaggio dopo viaggio non posso che considerarmi una privilegiata per vivere qui.

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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