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Carnet di viaggio, geografie emozionali

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23/11/2008

A Clermont Ferrand si è appena conclusa la nona Biennale du carnet de voyage, appuntamento annuale frutto del prezioso e appassionato lavoro dell’associazione Il Faut Aller Voir. E davvero, seguendo l’invito di Ella Maillart, “Bisogna andare a vedere”. Perché nei padiglioni del Polydome erano raccolti veri capolavori di grazia e fantasia, tracce di viaggi, frammenti d’emozioni, la “sostanza di cui sono fatti i sogni“. Camminando fra gli stand e chiacchierando con gli artisti si respirava il piacere d’incontrarsi e per molti di ritrovarsi. Centocinquanta carnettisti, paese ospite la Spagna, i riflettori puntati quest’anno sull’Africa, spazi dedicati ai carnet del mare e ai luoghi di battaglie famose. Ma poi soprattutto loro, i carnettisti arrivati dalla Francia, dall’Europa e anche da oltreoceano per questo irrinunciabile appuntamento. Tutti artigiani del viaggio, vicino o lontano non importa. Ogni stand era uno scrigno prezioso che racchiudeva delicati e insoliti libri d’artista, pezzi unici che sono merce sempre più rara in un mondo in cui tutto è riprodotto o riproducibile in serie.
Ancora pochi gli artisti italiani presenti: Pier Paola Cané, Giovanni Cocco, Stefano Faravelli, Giancarlo Iliprandi, Elena e Claudio Monaco, Elena Saraceno, Patrizia Troina… Sono le avanguardie di un genere di antica tradizione illuministica e romantica che da noi sta ancora timidamente muovendo i primi passi, ma che raccoglie un numero sempre maggiore di appassionati cultori fra quei viaggiatori desiderosi di assaporare in profondità lo spirito dei luoghi, capaci di prendersi tempo per osservare, ascoltare, parlare e riflettere.
Carnet de voyage, libreta de viajes, travel sketchbook, reisetagebuch. In italiano taccuini di viaggio, anche se spesso usiamo il termine francese. Si tratta di note diaristiche impreziosite da disegni, schizzi e collage dei più svariati elementi. Un’arte meticcia che assembla frammenti diversi, mescolando generi e tecniche, citazioni e riflessioni, pittura e fotografia. Uno straordinario esempio di letteratura disegnata dove la riflessione della scrittura unita all’immediatezza dell’immagine genera poesia.
Abituati a partire con l’ultima diavoleria tecnologica in fatto di fotografia, non può non stupire l’essenzialità dell’attrezzatura. Compagni di viaggio sono solo un paio di taccuini, colori, pennelli e magari anche una piccola digitale per rubare l’attimo. E poi, pensieri, letture e un tocco di sensibilità artistica per cogliere le suggestioni e restituire con grazia l’immagine del mondo.
Una geografia emozionale racchiusa in pagine di grande bellezza, capaci di raccontare i luoghi nelle loro sfumature più nascoste, rievocandone la magia per chi c’è stato e facendo sognare chi vorrebbe andarci.

Articolo pubblicato su Il Reporter

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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