Colombia: el abrazo de la serpiente
Un film da non perdere per gli appassionati di viaggio: El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra, Colombia 2015.
Il film ha ricevuto la candidatura all’Oscar 2016 come miglior film straniero. Splendida la fotografia in bianco e nero di David Gallego che ricorda le foto di Salgado. E’ ambientato durante il boom del caucciù, un periodo storico terribile spesso ignorato che ebbe il suo auge fra il 1879 e il 1912 e di nuovo tra gli anni 1942 e 1945 parallelamente alla II guerra mondiale. La fiebre del caucho causò la soppressione o la deportazione di intere tribù indigene costrette al lavoro forzato. Poi tale Sir Henry Wickham nel 1876 raccolse clandestinamente una grande quantità di preziosi semi di Hevea brasiliensis per conto del governo inglese e li piantò a Ceylon e in Malesia, dove si adattarono perfettamente e permisero di creare piantagioni molto più razionali e redditizie. All’inizio del XX secolo il valore del caucciù amazzonico crollò, lasciando dietro di sé solo povertà, distruzione e cimeli di un’illusione di grandezza.
La storia raccontata nel film è vera e si rifà a due esploratori, il tedesco Theodor Koch-Grünberg e l’americano Richard Evans Schultes. Quest’ultimo cercava una pianta di caucciù purissimo, ma è stato anche una sorta di padre del movimento psichedelico degli anni ’60, ispirando autori come William S. Burroughs, fu il primo a studiare i poteri allucinogeni dell’ayahuasca e soprattutto uno dei primi a denunciare la distruzione dell’Amazzonia e la soppressione delle popolazioni native.
Qui la sinossi del film: Lo sciamano amazzonico Karamakate è l’ultimo rimasto in vita della sua tribù, sterminata dall’esercito colombiano. A trent’anni di distanza, fa da guida a due esploratori alla ricerca della pianta yakruna. Nel 1909, accompagna il tedesco Theodor Koch-Grünberg nella speranza che lo aiuti a trovare altri sopravvissuti della sua tribù; nel 1940, l’americano Richard Evans Schultes, che sta studiando una cura con la stessa pianta. Stavolta, lo sciamano spera che la ricerca lo aiuti a uscire dal suo stato di “chullachaqui“, “uomo vuoto”. Girando in un ammaliante bianco e nero, Ciro Guerra si prefigge l’obbiettivo di raccontarci una parte di mondo ancora in larga parte inesplorata come l’Amazzonia, mostrandocela dal punto di vista degli indigeni e concentrandosi sui riti, le credenze e le leggende delle persone che abitano questi posti magnifici e incontaminati.
Per approfondire:
https://www.youtube.com/watch?v=H3rT0L8pZ3o&list=RDZBIG1NSA–c&index=4
https://www.youtube.com/watch?v=V2mUapYBWy8
Anna