Colombia: No e Nobel
Dopo 52 anni di guerra ed economia del narcotraffico, dopo 250mila morti, dopo 7 milioni di desplazados interni fuggiti dalle proprie case, dopo quattro anni di negoziati, finalmente il 26 settembre la firma dell’Accordo fra il governo di Bogotà e le Farc, le Forze armate rivoluzionarie di Colombia a Cartagena de Indias, poi il brusco risveglio del NO al referendum del 2 ottobre che per una manciata di voti ha respinto l’accordo e la sorpresa del Nobel per la Pace al Presidente Juan Manuel Santos il 7 ottobre… In questo rapido susseguirsi d’eventi ci si chiede quale pace sia possibile per la Colombia. Viaggiando dentro il Paese la sensazione è quella di un Paese sicuro, desideroso di guardare avanti pur senza nascondersi le difficoltà di trovare nuovi equilibri e soluzioni giuste, ma girare pagina dopo mezzo secolo di guerra civile non è facile. Il “sì” alla pace era stato dato troppo precipitosamente per scontato, ma il no non riuscirà né a bloccare il processo in atto, né a stravolgere quanto accordato. L’assegnazione del Nobel è una scommessa che può aiutare a salvare questo processo. E ieri al grido “Mai più guerra!” e con fiori bianchi in mano, decine di migliaia di persone hanno sfilato per le strade della Colombia per sostenere l’accordo di pace.
Anna