Crisi, cambiamento e opportunità
Undici settembre, crisi economica, caro petrolio, nuovi conflitti più o meno dichiarati e nuove barriere che dividono popoli e culture. Di pochi giorni fa la notizia di due altri muri intorno a Israele lungo il confine con il Libano e con l’Egitto… E poi le “rivoluzioni” nel nord Africa, movimenti libertari che rischiano di trasformarsi in nuove e diverse prigioni, come la storia recente dell’Iran insegna.
Tutti fattori che hanno profondamente segnato la storia del mondo e dell’Occidente in questo primo decennio del secondo millennio. E che, parlando di viaggi, hanno impresso una battuta d’arresto alla marcia apparentemente inarrestabile del turismo. Oltre ad avere cancellato dalle nostre possibili mete tante destinazioni oggi off-limits o altamente sconsigliate perché pericolose, la crisi economica ci costringe a tagli sui bisogni non necessari, e quindi anche su vacanze e viaggi. In realtà a livello mondiale la battuta d’arresto del turismo è più apparente che reale perché i numeri globali ci dicono che la flessione in Occidente è stata compensata dal suo aumento nei paesi emergenti. Nei paesi occidentali stiamo assistendo soprattutto a un cambio di modalità: si riduce il budget di spesa, privilegiando mete più vicine, soggiorni più brevi e pacchetti low cost o last minute, forse anche perché il viaggio è ormai da molti percepito come un diritto consolidato più che un bene superfluo.
Ci sono però altri e potenti cambiamenti che stanno avendo un impatto forte sul turismo, cambiamenti senza possibilità di ritorno. Sono soprattutto due: il rapidissimo avanzamento della società globale, con mescolanze e contaminazioni tra culture e migrazioni mondiali, e la rivoluzione tecnologico-informatica nei campi dei trasporti e della comunicazione. Se “i viaggi non sono più quelli di una volta”, i rimpianti e gli amarcord sono però inutili. Indietro non si torna. Meglio cercare di vederne gli aspetti positivi e trasformare anche gli elementi negativi in opportunità. Proprio come quando in viaggio un imprevisto si rivela invece essere un’occasione. Come? Forse la risposta migliore ce la dà un grande viaggiatore, Tiziano Terzani. Riapriamo il suo libro “Un indovino mi disse”, alla prima pagina: “Una buona occasione nella vita si presenta sempre. Il problema è saperla riconoscere e a volte non è facile. La mia, per esempio, aveva tutta l’aria di essere una maledizione. ‘Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai’, m’aveva detto un indovino. (…) L’anno 1993 è finito per essere uno dei più straordinari che io abbia passato: avrei dovuto morirci e son rinato. Quella che pareva una maledizione s’è dimostrata una vera benedizione”. Ricordo quando Terzani, già malato, decise nel 2002 di lasciare il suo volontario esilio in Himalaya, perché, come scrisse in una mail, “Osama Bin Laden smoked me out of my cave”. Tornò in Pakistan e Afghanistan e poi iniziò a percorrere l’Italia in lungo e in largo, non per spingere il suo libro “Lettere contro la guerra”, ma per dirci che sulle ceneri delle Torri Gemelle si poteva costruire una nuova pace, invece di dissotterrare l’ascia di guerra. Un’opportunità che il mondo e l’Occidente non hanno voluto o saputo cogliere.
I cambiamenti possono trasformarsi in nuove opportunità. Prendiamoci una pausa di riflessione e cerchiamo di guardare oltre l’orizzonte grigio delle notizie quotidiane. Aprire e percorrere nuove strade è sempre stato un viaggio in solitaria, di esploratori e pionieri. E di sognatori… Come ha scritto Edgar Allan Poe, “Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna di notte”.
Anna
Da rileggere: “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani.
Pubblicato su il reporter – Parole Nomadi – Cambiamento