Il Senso del Viaggio

Da ragazzo ho conosciuto uomini che avevano tempo

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13/02/2009

Da ragazzo ho conosciuto uomini che avevano tempo“, scrive Terzani. Anche quando si viaggia in Africa, in Oriente o in America Latina, spesso si incontrano persone che hanno tempo. Il tempo, un bene prezioso di cui in Occidente sembriamo essere sempre più carenti. Noi corriamo o stiamo seduti (in auto, in ufficio, davanti alla TV…). Ingoiamo un panino e un espresso in piedi al bar, riempiamo il carrello all’ipermercato e attendiamo insofferenti il turno alla cassa. Loro, raramente sono “di corsa”. Camminano, si fermano, chiacchierano, passano le giornate al mercato per vendere o acquistare poche cose, bevono cerimoniosamente il tè versandolo tre volte o attendono senza fretta che la sottile polvere del caffè alla turca si depositi sul fondo della tazzina. Per il mondo occidentale dalla rivoluzione industriale in avanti è stata una continua accelerazione, ma superato un certo limite, il danno è diventato maggiore del beneficio. Per un meccanismo perverso, la velocità sembra essere inversamente proporzionale al tempo a nostra disposizione. Anche il tempo del viaggio si è contratto, riducendosi a una serie di fughe distribuite lungo l’intero anno in un bulimico mordi e fuggi che colleziona destinazioni e assomiglia sempre più allo schema produttivo del lavoro. Siamo in grado di pianificare alla perfezione il nostro viaggio, ma spesso ce ne sfugge il senso, perché la velocità annulla la percezione e la visione del mondo, accumula ma non trattiene o approfondisce. Certe volte durante i nostri viaggi verrebbe voglia di schiacciare il tasto rewind, come in un film su cassetta, per poter tornare indietro. Se questo non è possibile, si può però schiacciare il fermo immagine, così da riuscire ad “entrare” nel nostro film e non esserne solo gli spettatori o, nella migliore delle ipotesi, i registi. Forse, come mi diceva una vecchia compagna di viaggio, proprio i tempi morti sono in realtà preziosi spazi per la riflessione e l’incontro. Si tratta di operare delle scelte in termini di spazio e di adeguarsi, o meglio, di rispettare, i tempi del viaggio e dei luoghi. Che sono spesso diversi da quelli cui siamo abituati. Oggi viaggiare non è più conquistare uno spazio, dimensione sempre più accessibile. La sfida vera è conquistarsi, o meglio riappropriarsi del tempo. Proprio il viaggio può aiutarci a ritrovare un ritmo di vita più lento che faccia attenzione alla vita e agli incontri, che privilegi i rapporti umani e i dettagli, cercando, per quanto possibile, di diminuire la distanza mentale e non solo fisica che ci separa dall’altro. Se vogliamo che almeno il tempo libero sia anche “tempo liberato” dai ritmi frettolosi del quotidiano e dall’ansia bulimica del consumo, dobbiamo vivere il viaggio con calma, gustando i dettagli, assaporando le emozioni, scoprendo l’ebbrezza di spendere i giorni con lentezza. Non dimentichiamo che la vera avventura, più difficile e impegnativa, ma capace di farci tornare diversi, è quella umana dentro e fuori di noi, possibile solo se abbiamo occhi per guardare, orecchie per ascoltare e diamo tempo alle cose per accadere. Altrimenti rassegniamoci a essere dei turisti per caso che girano il mondo facendo zapping e muovendosi in tondo attorno al proprio centro.

A.M.

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    Laura

    16/04/2009

    Laura (Raya) il 16.04.2009 alle ore 9:02 am scrive:
    Il tempo è la mia ricchezza: da ragazzina ne ho sprecato tanto…da giovane i minuti mi sembravano anni, adesso sono gli anni a sembrarmi minuti.
    Il prezioso vantaggio dell’avere tempo da gestire autonomamente sta nella capacità di esercitare l’attenzione, potersi chinare ad ammirare un germoglio, poter riflettere sui doni della vita per saperli apprezzare. Avere tempo per diventare consapevoli. Avere tempo per gli altri. Anche perchè la lentezza porta con sè la capacità di osservare e quindi di stupirsi. E’ proprio vero che il tempo è un sarto specializzato in modifiche…!

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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