Il Senso del Viaggio

E come Entronauti

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04/11/2011

Nell’ultimo post riflettevo su Bonatti e su quei “grandi viaggiatori” nati durante la seconda guerra mondiale o immediatamente dopo, tempi certo più difficili di quelli toccati in sorte a noi che siamo cresciuti durante il boom economico degli anni ‘60. “Giro… vedo gente… mi muovo… conosco… faccio cose”: queste parole del film Ecce Bombo di Moretti potrebbero essere il manifesto della mia generazione. La carica alternativa del decennio fra il ’60 e ’70 ci aveva aperto la strada e noi l’abbiamo percorsa, trasformando il viaggio in una dichiarazione di libertà e di indipendenza. Abbiamo iniziato presto a viaggiare e con ogni mezzo: in autostop e con la tessera inter-rail, su una due cavalli o con il “magic bus”. Siamo andati in Marocco e in Messico, a Goa e a Kathmandu, abbiamo attraversato gli States verso ovest e i paesi del Medio Oriente verso est, leggendo Kerouac, Hesse e Castaneda, ascoltando le canzoni di Joan Baez e di Bob Dylan, dei Beatles e dei Pink Floyd.Non c’erano internet e il cellulare, non esistevano i voli low cost e il progetto Erasmus. Erano sufficienti uno zaino, una mappa, pochi soldi e si partiva, soli o con qualche amico, aperti agli incontri “on the road”. Mi ritrovo oggi a sfogliare gli album di foto di allora, guardo le decine di caricatori di diapositive accatastati sugli scaffali e mi assale inevitabile la nostalgia per quegli anni di scoperta, mi scorrono davanti volti, luoghi e ricordi di una vita a colori con tante indimenticabili avventure. Con la mia generazione volevamo cambiare il mondo, invece sono stati il mondo e gli anni a cambiarci, e non sempre in meglio. Ma anche, e per qualcuno soprattutto, ci hanno cambiato (e in meglio!) i viaggi. Per noi viaggiare è stata una scuola di vita che ci ha insegnato a prendere decisioni e ci ha regalato una maggiore autonomia e consapevolezza delle nostre possibilità. Ancora più vero se si trattava di giovani donne.

Oggi, con alle spalle tante partenze e sulle spalle un numero di anni che incomincia a diventare importante, i nostri viaggi sono più maturi, proprio come noi. In tanti continuiamo a esplorare territori che ci sono sconosciuti, anche se lungo percorsi battuti e senza in fondo metterci più in gioco o voler conquistare il mondo come allora. Qualcuno di noi è diventato un viaggiatore ormai involuto, causa eccesso di sedentarietà o comodità, forse perché invecchiando è naturale cercare una “comfort zone”, una zona di benessere e di sicurezza. Ma la cosa importante per non trasformare il viaggio in un bene di consumo qualsiasi, non è tanto quel maggior comfort che se possibile ci concediamo, è invece mantenere la stessa curiosità e la stessa passione di quegli anni. Difficile trovare una parola per definire i viaggiatori della mia generazione. Non siamo Grandi Viaggiatori come qualcuno di coloro che ci ha preceduto. Non siamo i nuovi viaggiatori, quelli nati con internet, gli “internauti” abituati a viaggiare prima di tutto nel web (di loro al prossimo post). Forse, e non è un errore di spelling, potremmo definirci degli Entronauti, dei viaggiatori del mondo alla ricerca del proprio continente interiore. Sicuramente imperfetti, riprendendo la definizione data da Severgnini, ma pur sempre viaggiatori: curiosi, rumorosi, avventurosi, frettolosi, generosi, tolleranti…

Due consigli di lettura: Beppe Severgnini, “Manuale dell’imperfetto viaggiatore”, Rizzoli Editore e Piero Scanziani, “Entronauti”, Il Castello Edizioni 2002 (ma personalmente sono ancora affezionata alla vecchia edizione Elvetica del 1969).

Pubblicato su il reporter – Parole Nomadi – Imperfetti Viaggiatori

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2 Comments
  1. Rispondi

    marco restelli

    06/11/2011

    Credo sia proprio questo la nostra ispirazione, quella dei viaggiatori della nostra generazione almeno: viaggiare fuori e dentro di noi, compiere dei “viaggi dello spirito” che ci rinnovano e ci fanno tornare diversi e, forse, migliori. Io ne ho appena compiuto uno in India visitando tutti i luoghi sacri legati alla vita di Siddhartha Gotama, il Buddha. Un’esperienza vera.
    Teniamoci in contatto, ciao
    Marco/MilleOrienti

    • Rispondi

      A.M.

      10/11/2011

      spero davvero di rincontrarci e condividere riflessioni ed esperienze!ciao e a presto, anna

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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