E il buio fu
“Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina”. Era il primo giorno della creazione. Nel terzo millennio per almeno una parte del pianeta terra non è più così: viviamo di giorno immersi in luce artificiale o illuminati dallo schermo di un PC e non conosciamo quasi più il buio della notte. Visto dai satelliti il nostro pianeta azzurro durante la notte è ancora più bello, una ragnatela di punti luminosi che si infittisce in Europa e in America Settentrionale e risparmia solo gli oceani e una parte dell’Africa. Una bellezza che però si chiama “inquinamento luminoso”.
Abbiamo vinto le tenebre e conquistato la luce, ma come sempre ne abbiamo abusato, perdendo la bellezza della notte. Il buio, se ci si dà il tempo di abituarsi, se lo si guarda e lo si ascolta, pian piano acquista colore e rivela i dettagli e i profili delle cose. Per riscoprire queste sensazioni dimenticate, c’è una viaggio speciale che si può fare senza andare lontano: è all’Istituto per Ciechi di Milano, si chiama “Dialogo nel Buio” ed è un percorso di oltre un’ora in totale assenza di luce, accompagnati da guide non vedenti per sperimentare un nuovo modo di vedere. All’inizio il buio disorienta, perché siamo abituati a fare affidamento soprattutto sulla vista, poi gli altri sensi si attivano alla ricerca di punti di riferimento e ritroviamo una complessa e dimenticata realtà multisensoriale.
Quella della riscoperta del buio è una dimensione che possono regalare anche alcuni viaggi nella parte di mondo dove il ritmo della vita è ancora regolato dall’alternarsi del giorno e della notte. In viaggio capita di poter godere della luce elettrica solo per poche ore grazie a un rumorosissimo generatore o di doverne fare completamente a meno. Si ritrova così la dimensione del buio, spesso accompagnata a quella del vuoto e del silenzio. E se ne riscopre la bellezza. Ricordo città come Luang Prabang, con le strade appena illuminate dalla luce fioca e giallastra di vecchi lampioni, con ogni tanto il riverbero bianco di un tubo al neon o il guizzo intermittente di una televisione nell’oscurità delle case. Ricordo la distesa dell’altopiano boliviano, con il cielo scuro dove brillano milioni di stelle rese ancor più vicine e luminose dall’aria rarefatta. O la luce del fuoco del bivacco che illumina il buio denso di rumori di un campo tendato in Botswana o il buio silenzioso delle dune di un deserto africano. Ricordo in Dancalia il borbottio e i lampi di luce dell’Erta Ale che getta verso il cielo i suoi zampilli di lava, o dello Stromboli nel mare di Sicilia.
Sabato 26 marzo il globo terrestre sarà meno luminoso. Si spegneranno le luci di monumenti, uffici e case in tutto il mondo, coinvolgendo più di un miliardo di persone. In Italia succederà dalle 20,30 alle 21,30. È l’Ora della Terra 2011, la campagna WWF per la sostenibilità del nostro pianeta, per scegliere uno stile di vita consapevole all’insegna del risparmio energetico, per chiedere ai governi di non sprecare energia e di usare fonti rinnovabili. Un piccolo gesto che farà ora dopo ora, fuso dopo fuso, il giro del mondo. Spegni la luce anche tu.
Consiglio di lettura: “The little green book, 99 idee per salvare la terra”, Astraea Editore.
Guarda lo spot contro l’inquinamento luminoso.
Visita il sito di Cielobuio, Associazione che opera per la salvaguardia del cielo notturno, promuovendo campagne di sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento luminoso.
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