I libri, i migliori compagni di viaggio
“Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla”. Sono sufficienti queste poche parole di Tiziano Terzani per capire che nel nostro bagaglio i libri non possono certo mancare.
La vacanza, quando si è finalmente liberi dai molti impegni del quotidiano, può diventare un tempo prezioso per la lettura, ma è soprattutto nel viaggio che questo binomio diviene ancora più stretto.
La narrazione è il completamento dell’atto esplorativo, sia per lo scrittore che trasforma il suo sguardo in parola, sia per il lettore che compie il processo inverso e spesso proprio leggendo incomincia a sognare un paese, sia per il viaggiatore che attraverso le pagine di un libro riesce ad aprire squarci su una realtà altrimenti spesso difficile da decifrare.
Iniziamo dalle guide di viaggio, sempre più aggiornate, complete e, soprattutto per i viaggiatori indipendenti, indispensabili forse quanto il passaporto. L’importante è però che rimangano uno strumento, senza trasformarsi in una bibbia, pericolo ancora più reale oggi quando le stesse guide tradotte in diverse lingue portano folle di “pellegrini” lungo il medesimo percorso “fuori dalle rotte battute” o nello stesso ristorante “frequentato da gente del posto”, o nel villaggio dove ancora si conservano (o meglio si conservavano) tradizioni autentiche… Giusto partire informati e non fare i “turisti per caso”, ma poi meglio seguire anche l’istinto, ubbidendo a improvvise suggestioni e cambiando rotta, perché, come scrive Umberto Galimberti in Parole Nomadi, “Viaggiare non è raggiungere una meta, ma esporsi all’insolito”. Spesso sono proprio gli incontri casuali e gli imprevisti a rendono un unico viaggio. La guida dovrebbe semplicemente aprire le porte di un mondo che sta poi a noi esplorare con curiosità e sensibilità.
Ormai ci sono guide specializzate per ogni settore: per chi viaggia budget, per chi fa trekking, per chi ama la natura, per chi privilegia gli aspetti culturali e artistici o quelli antropologici… La scelta è necessariamente personale, legata al proprio modo di viaggiare, alla destinazione. Chi preferisce essere orientato nelle scelte opterà per una guida organizzata per itinerari che evidenzi i luoghi più interessanti, mentre chi ama pianificare personalmente il proprio itinerario sceglierà quella divisa per aree geografiche. Il viaggiatore indipendente si affiderà ad una guida particolareggiata e pratica, con mappe e indirizzi; chi viaggia “organizzato” ne sceglierà una “d’autore”, di lettura piacevole e ricca di approfondimenti, ottima naturalmente anche da abbinare alla precedente. Altri elementi da controllare al momento dell’acquisto sono il costo –anche se spesso rientrano tutte nella stessa fascia di prezzo-, e soprattutto per quelle più pratiche, la data di pubblicazione e la presenza di un indice di facile consultazione. L’attendibilità delle informazioni potrà essere verificata solo sul posto, ma, viaggio dopo viaggio, troveremo sicuramente la “nostra” collana, a cui probabilmente rimarremo a lungo fedeli.
Alla guida bisognerebbe sempre affiancare altre letture, cercando inquel grande mare che è la letteratura di viaggio, che spazia dalla narrativa vera e propria, al racconto, al diario, al reportage. Scrive Alain De Botton: “Veniamo inondati da consigli sul dove, ma poco o nulla ci viene domandato circa il come e il perché del nostro andare. Eppure l’arte del viaggiare pone una serie di interrogativi nient’affatto semplici o banali, e il cui studio potrebbe modestamente contribuire alla comprensione di ciò che i filosofi greci indicavano con una bella espressione: eudaimonia, ovvero, felicità”.
La narrativa di viaggio, un genere sempre vitale anche se spesso considerato minore, nei suoi esempi migliori non è seconda alla grande letteratura nell’affrontare i temi essenziali della vita umana, quali la ricerca del sé, l’incontro con l’altro, la trasformazione, il trascorrere del tempo e la fine o il ritorno. Iniziamo allora con il consigliare quattro libri leggeri come peso e facili da mettere in valigia, ma che ci fanno riflettere sugli aspetti più profondi del viaggio per cercare le nostre personali motivazioni.
Consigli di lettura:
Andrea Bocconi, Viaggiare e non partire, Guanda, 2002, Euro 10,00, pagg.208.
Con una prosa leggera e godibilissima l’autore ci parla del gusto, della fatica e della bellezza dell’andare con ogni mezzo, del penetrare in un altrove che alla fine riconduce alla percezione di noi stessi. “…Del resto è chiaro: c’è chi viaggia sempre e non parte mai, avvolto in un bozzolo di pregiudizi. C’è chi parte e va lontano senza bisogno di viaggiare. C’è chi parte e viaggia e c’è chi non parte e non viaggia. Forse il punto non è se stare a casa o partire, però lo dico subito: il mio cuore è col viaggiatore, non sono né così saggio né così malato da star bene solo dove sono nato, dove vivo.”
Alain De Botton, L’arte di viaggiare, Guanda 2002,Euro 13,50, pagg.254
L’autore, accompagnato da guide ideali quali artisti, scrittori e filosofi del passato, passa in rassegna con uno sguardo disincantato e un tratto lieve e pieno di humour, gli aspetti salienti del viaggiare: partenza, motivazioni, paesaggio, arte e ritorno.
Rolf Potts, Vagabonding, L’arte di girare il mondo, Ponte alle Grazie 2003, Euro 12,00, pagg.196.
Cito semplicemente una delle definizioni del neologismo che dà titolo al libro, data dall’autore stesso: “Un modo di viaggiare rilevante per ogni individuo che pone l’enfasi sulla creatività, l’avventura, la consapevolezza, la semplicità, la scoperta, l’indipendenza, il realismo, l’autonomia, e la crescita spirituale”.
Paul Morand, Viaggiare, Archinto, Le Vele 2000, Euro 5,16, pagg.121.
Riflessioni a ruota libera, veloci, lucide, ironiche sul viaggio e i viaggiatori, “l’antropo-geografia vista sotto l’angolatura della valigia”, con un po’ di snobismo, ma anche con simpatia per chi parte. “Quando si torna, è la terra che si è rimpicciolita o siamo noi a essere cresciuti?” si chiede l’autore. Perché il viaggio, quello vero, comporta sempre un cambiamento e mette una distanza fra il sé di prima e quello del dopo.
Pubblicato su Yourself – Mensile di Psicologia, maggio 2004