Le mie Letture

Il Dio dell’Asia

on
07/01/2007

Ilaria Maria Sala, Il Dio dell’Asia. Religione e politica in Oriente – Un reportage, Il Saggiatore 2006, €. 17.00

Trecentocinquanta pagine di scrittura densa e a caratteri piccoli, ma che scorrono in un lampo.
Ilaria Maria Sala usa la religiosità come chiave di lettura per raccontare quei paesi così diversi che compongono l’Asia Orientale, una parte di mondo in cui la Cina da secoli gioca un ruolo fondamentale. Grande assente, in un libro dal titolo Il Dio dell’Asia, l’India, nemmeno sfiorata perché da sola avrebbe avuto bisogno di un trattato.
L’autrice racconta l’Oriente che ama attraverso la lente di ciò a cui le persone credono, una scrittura lucida che nulla ha a che fare con la mistica orientaleggiante stile new age. Descrive le regioni di confine della Cina, lo Xinjiang dove l’Islam è sinonimo di ribellione al potere centrale, la Mongolia Interna dove il lamaismo è represso, la Repubblica Mongola dove faticosamente rinasce la spiritualità, la quieta povertà del Laos, unico paese che è riuscito a coniugare socialismo e buddhismo, il cattolicesimo che si è diffuso fra gli ex boat people vietnamiti, l’irreale parodia di Singapore e paesi così diversi come le due Coree, Taiwan e la Cina, testimone della fine di uno stile di vita. E poi Giappone, Filippine, Indonesia e Malesia, giochi di ruolo e sette, misticismo e sciamanesimo, riti e conflitti etnici intrecciati o mascherati da conflitti religiosi. Racconta di mondi persi per sempre, di vuoto di valori e di tensioni che si aggravano: se da una parte il dominio di Cina e Stati Uniti passa attraverso la distruzione di culture e terre altrui e per sedurre usa consumismo e materialismo, dall’altro la sfida a questo potere passa spesso attraverso forme diverse di fervore religioso.
A.M.

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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