Il Grillo ieri, il Grillo oggi
LA CASCINA CHIGOLLO – IL GRILLO, OGGI

Il “Grillo” è la mia casa. Fin da bambina ho trascorso qui tutte le mie estati, nel vecchio Roccolo, la casetta del nonno poco distante dalla cascina, andando al pozzo a prendere l’acqua e crescendo libera fra prati e boschi. Sembra passato un secolo, vivere senza acqua potabile e senza telefono… Poi una trentina di anni fa ho deciso di trasferirmi dalla casa di Cantù e così ho ristrutturato l’appartamento nella vecchia cascina, dove vivo. E’ stato l’inizio di tanti lavori di recupero dello stabile, proseguendo la strada tracciata da mio padre e mia madre, valorizzando l’aspetto residenziale, di accoglienza e sportivo, senza rinunciare alla vocazione agricola e cercando di non alterare il sapore dell’antico cascinale lombardo, sempre attenti alla salvaguardia della natura circostante.

La Cascina Chigollo, una delle poche rimaste vive e fruibili, è oggi un complesso polivalente, con un’ala residenziale, un ristorante, un bar, un Centro Ippico e un Circolo Tennis. Si trova in un’oasi di pace fra prati e boschi, sulle colline che circondano lo splendido Parco Naturale del Lago di Montorfano, uno dei piccoli e incantevoli laghi della Brianza alla base del Triangolo Lariano. Sullo sfondo la cornice delle Prealpi racchiude un paesaggio che ha ispirato poeti, scrittori e pittori e che è ancora capace di offrire un felice e raro connubio tra ambiente, storia e cultura. Un luogo magico a 20′ da Como e a un’ora da Milano.
LA CASCINA CHIGOLLO – IL GRILLO, IERI

Già documenti del 1400 segnalano l’esistenza nel nucleo di Inchigollo, allora chiamato Chegolo o Cogolo, di una cascina con corte, aia e prati coltivati.

L’area, divisa in piccoli appezzamenti affidati a mezzadri, fu acquistata dopo la prima guerra mondiale da mio nonno, Rinaldo Maspero, di ritorno dal Perù, dove era emigrato giovanissimo alla ricerca di fortuna. Il resto è storia recente e ancora viva nella memoria di diversi abitanti dei paesi vicini, che ad Inchigollo sono nati, figli delle tante famiglie di contadini che lì vivevano, facendo fieno per le vacche, coltivando patate, viti e frumento e allevando bachi da seta. In cascina c’erano due pozzi, tuttora esistenti, e un lavatoio in pietra con una sorgiva nel mezzo di un prato. I carri erano trainati da cavalli e l’ultimo, un bigio di nome Gris, trascorse la sua vecchiaia da tranquillo pensionato, sostituito dai primi mezzi meccanici. Con gli anni sessanta mio padre, continuando l’impegno del nonno, invece di seguire la strada della lottizzazione, decise di dare alla cascina un’impronta sportiva pur senza rinunciare alla vocazione agricola della struttura. Costruì i primi campi da tennis della zona e, seguendo la sua grande passione per i cavalli, costituì il nucleo di quella che diventerà un’affermata scuola di equitazione a livello nazionale. Il resto è storia di questi ultimi trent’anni e per vedere come la cascina è cambiata basta sfogliare questo album fotografico.
