Il Senso del Viaggio

In Difesa del Viaggiatore

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10/01/2012

Viaggio e rischio

Quando fatti di cronaca, come i recenti sequestri di turisti nello Yemen, riaccendono i riflettori sui Viaggi Avventura, molti opinionisti non si lasciano sfuggire l’occasione per scatenarsi contro questo tipo di turismo, definendone gli adepti “viaggiatori improvvisati alla ricerca di facili emozioni” o, con un’analisi psicologica più raffinata, “gente che cerca attraverso rischi controllati di esorcizzare le angosce del quotidiano”.

Spesso poi si confondono questi viaggi con quelli estremi o no-limits. Questi ultimi sono imprese ad alto rischio che, per la necessaria preparazione fisica, psicologica e tecnica, si possono forse meglio avvicinare a quegli sport generalmente definiti ‘pericolosi’, mentre i Viaggi Avventura sono più simili a quelli organizzati, in genere però più economici e flessibili, oltre che più spartani e meno garantiti.
Qualsiasi turista, sia chi ama la vacanza-relax, sia chi sceglie viaggi avventurosi, paga per partire, ma anche per tornare, e possibilmente integro oltre che soddisfatto. Infatti, se siamo in fondo tutti disposti ad accettare come ineluttabile la componente di rischio presente nel nostro quotidiano, ci sembra assurdo dover associare la parola “morte” ai concetti di “vacanza” e “viaggio”. Per fortuna gli incidenti gravi sono percentualmente davvero pochi, ma inevitabilmente fanno notizia, forse proprio perchè accadono in momenti che dovrebbero essere di meritato svago.
Viaggiare è oggi generalmente più sicuro di quanto non lo fosse prima dell’avvento del turismo, anche se non sembra esserlo rispetto al più recente passato, quando le due superpotenze, spartendosi le sfere d’influenza, garantivano un certo equilibrio. Il nuovo millennio si è aperto all’insegna dell’instabilità, consegnandoci un mondo forse più accessibile, ma meno tranquillo, sempre più diviso da particolarismi e fanatismi e soprattutto con una forte recrudescenza del terrorismo internazionale. Dove più forte è il fondamentalismo di matrice islamica, attecchisce l’intolleranza per lo straniero, ma anche nei paesi islamici moderati sono aumentati gli atti terroristici contro i turisti, facili bersagli e ostaggi appetibili perchè garantiscono riscatti cospicui e risonanza internazionale alle cause degli attentatori.
Anche se una sorta di ‘globalizzazione del terrore’ ci costringe ormai a convivere quotidianamente con la paura di attentati, il rischio è ovviamente più alto se scegliamo come destinazione delle nazioni in preda a guerra o guerriglie, magari non dichiarate, ma non per questo meno sanguinose. Non è però facile stilare una lista dei “paesi a rischio”. Può succedere che alcuni paesi comunemente considerati off limits, siano in realtà più sicuri di altre mete turistiche classiche e che soltanto alcune aree ristrette siano davvero da evitare. Non è solo la guerra, ma più spesso la miseria a creare situazioni di rischio: i turisti sono inevitabilmente esposti a violenza e rapine nei paesi e nei quartieri urbani ad alto quoziente di povertà, dove anche uno swatch o una macchina fotografica compatta possono fare la differenza con la gente del posto. Alla fine comunque i pericoli maggiori derivano dalle malattie e dalle condizioni sanitarie spesso carenti nei paesi del Sud del mondo.
Scrive Annemarie Schwarzenbach: “Il viaggio, che per molti é solo come un bel sogno, un gioco seducente, la liberazione dal quotidiano, la libertà per eccellenza, può, in realtà, essere anche impietoso; ma sempre una scuola per abituarci all’inevitabile corso della vita, all’incontro e alla perdita. E in cui si fa sul serio”.
Fortuna e fatalità giocano un ruolo non secondario e comunque i pericoli non si possono azzerare.
Per viaggiare serve spirito d’adattamento e disponibilità ad accettare probabili disagi, possibili delusioni e qualche rischio, anche se, una volta che ci siamo chiusi la porta di casa alle spalle, tutto si rivela in genere più semplice del previsto. Gli stessi imprevisti possono talvolta trasformarsi da fattori di disturbo in opportunità, momenti di incontro, occasioni di conoscenza della propria forza e della propria fragilità. La risposta alle paure soggettive come ai rischi oggettivi, non deve essere smettere di viaggiare, ma farlo con consapevolezza e attenzione sempre maggiori, aggiornandosi sulla situazione socio-politica, atmosferica e sanitaria della destinazione scelta e affidandosi a guide locali quando necessario. Senza però farsi prendere dall’ansia, dall’eccessivo timore per i pericoli e dalla paura di ammalarsi, tutti fattori capaci di essere altrettanto rovinosi per il nostro viaggio e per i rapporti con la gente del posto. Crescerà così il livello di sicurezza del viaggio e soprattutto si abbasserà quello della nostra insicurezza, rimuovendo un poco quella paura che sempre ci assale per le inevitabili incognite legate ad ogni partenza.

Pubblicato su: La Provincia – Quotidiano di Como – 10 gennaio 2006

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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