La colpa di essere turista
“Abbiamo arrestato due turisti che, come centinaia di turisti stranieri, trattano le popolazioni locali come scimmie”; “la dovrebbero smettere di fotografare i membri delle tribù aborigene indiane e di vendere poi i loro scatti”; “le tribù non sono degli oggetti da offrire ai turisti e le aree tribali non accettano il turismo. Coloro che le violano dovrebbero essere arrestati e puniti”; “chiediamo di vietare il turismo tribale nello stato dell’Orissa”. Sono alcune delle affermazioni dei ribelli maoisti Naxaliti che hanno rapito due italiani in Orissa. E alcuni giornali e programmi televisivi italiani hanno parlato di “safari umani”. Nel caso specifico i due italiani rapiti, Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, andavano soli e a piedi nei villaggi, e non possono essere certo accusati di fare turismo invasivo. Per come sono descritti da chi li conosce, ci sono tutte le ragioni per credere che siano stati anche assolutamente rispettosi delle popolazioni tribali. L’unica loro colpa può essere l’essersi spinti in aree a rischio, anche se fino ad ora non si erano registrati rapimenti di stranieri. E anche se il loro comportamento avesse dato spazio a fraintendimenti, nulla giustifica azioni odiose come rapimento e ricatto, che rispondono solo alla logica dei giochi di forza fra interessi del governo, imprese minerarie e forze estremiste, con in mezzo le popolazioni tribali doppiamente vittime. Forse i due italiani una “colpa” ce l’hanno. Sono stranieri (e quindi ostaggi appetibili per ottenere risonanza internazionale) e sono turisti. Indipendentemente dal loro personale comportamento, dobbiamo onestamente ammettere che il turismo, anche se non ha certo tutte le colpe, non è sempre innocente. E che da parte di molti di noi viaggiatori non mancano gli eccessi e gli atteggiamenti scorretti pur di stupire una volta a casa con foto “dell’alieno”. Senza ora entrare in un argomento complesso come quello dei contatti fra culture diverse, vorrei solo riflettere sulla responsabilità individuale di ciascuno di noi non solo verso le popolazioni che incontriamo, ma anche verso gli altri turisti come noi. Dettare norme di comportamento non è né facile, né giusto. Semplicemente perché non ne esistono di assolute e di universali: i valori di ciascuno sono diversi e diverse sono le realtà che si incontrano. Ognuno si comporti in base alla propria etica, a una sola condizione: il rispetto dell’altro. Perché dovuto, ma anche perché qualcun altro verrà dopo di noi e forse pagherà le conseguenze dei nostri atteggiamenti scorretti.
Anna
Pubblicato su il reporter – parole Nomadi – R come Responsabilità 3
Sandro
Non riesco a commentare l’articolo su reporter. Brevemente penso che sia solo un’occasione per ottenere ciò che questi ribelli vogliono, concordo su quanto dici, penso anch’io che si siano comportati nel pieno rispetto di queste minoranze, come può essere anche una rivalsa nei confronti dei due marò