Le mie Letture

La Masseria delle Allodole

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16/03/2007

Antonia Arslan, La Masseria delle Allodole, Rizzoli 2004 €.10,00

Antonia Arslan lo scorso febbraio è stata ospite della rassegna Viaggio intorno al Viaggio a Cantù dove ha tenuto una commovente serata. Per noi è stata l’occasione preziosa di incontrare una donna di profonda umanità oltre che di grandissima cultura e di ascoltare da lei in un crescendo di pathos il racconto dramma dimenticato del genocidio degli armeni. E’ questo l’argomento del suo primo romanzo “La Masseria delle Allodole” (vincitore del Premio Campiello 2004) in cui l’autrice attinge ai ricordi familiari per raccontare la tragedia di un popolo “mite e fantasticante”, gli armeni, e la struggente nostalgia per una terra e una felicità perdute. E’ un tributo alla verità storica a lungo negata su un popolo di antiche tradizioni e profonde radici cristiane, scomparso tra l’indifferenza generale, inghiottito dalle atrocità della guerra.
Yerwant è un giovane armeno tredicenne che lascia la casa paterna per andare a studiare in un collegio a Venezia. Dopo quasi quarant’anni, si sta preparando al suo grande ritorno a casa, alla Masseria delle allodole, tra le colline dell’Anatolia dove i suoi cari lo stanno aspettando e tutto è ormai pronto per la festa di benvenuto.
Ma siamo nel maggio 1915, l’Italia è entrata in guerra e ha chiuso le frontiere mentre il partito dei Giovani Turchi insegue il mito di una Grande Turchia, in cui non c’è posto per le minoranze. Il gruppo al potere dell’Impero Ottomano da inizio al primo genocidio della storia, sterminando gli Armeni con la stessa lucidità scientifica che ritroveremo nel nazismo contro gli ebrei. In due anni un milione e mezzo di persone sono assassinate con i mezzi più efferati, centinaia di chiese e monasteri sono distrutti.
Yerwant non giungerà mai nella sua masseria che sarà invece insanguinata dall’assassinio di tutti gli uomini della famiglia, mentre per le donne inizia l’odissea della deportazione verso il nulla. Tre bambine e un “maschietto-vestito-da-donna” sfuggono al massacro e riescono a salpare per l’Italia e Venezia, dove li accoglierà lo zio Yerwant, nonno dell’autrice, “colpevole di essere sopravvissuto”, perché emigrato giovanissimo.
Commenta Antonia Arslan: «Per quanto orribile sia l’ampiezza del male, c’è sempre qualcuno che si schiera dalla parte del bene, come i tre disperati che interferiranno sulla macchina del male per salvare i quattro bambini e farli arrivare in Italia. Sono gli stessi turchi ad affermare “E’ inutile che ci nascondiamo, il genocidio c’è stato.” Non c’è una sola parola d’odio verso il Popolo Turco in questo libro perché anch’esso è stato maltrattato e continua ad esserlo oggi. Ricordo lo scrittore turco Orhan Pamuk che rischia tre anni di carcere per aver sostenuto che l’Impero Ottomano ha sterminato un milione di armeni e trentamila curdi nel 1915. Siamo stati privati della nostra Storia ed è ora che ce ne riappropriamo».

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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