La mia Bolivia esiste
La mia Bolivia esiste – Autore: Federica Rigliani – Editore: Edizioni Tracce
Anno: 2009 Prezzo: € 12
“Sai, in italiano c’e una parola per “sonno” e una per “sogno”. In spagnolo si usa “sueňo” per entrambe. In italiano “sogni qualcuno”, in spagnolo “sogni con qualcuno”. Stanotte ho sognato con te.” E io con lei, fedequerida, Federica Rigliani all’anagrafe, scrittrice e traduttrice, innamorata del teatro, dell’America del Sud e del suo paese più povero e indigeno, la Bolivia. Ho aperto il suo libro “la mia bolivia esiste”, ritrovandovi anche la “mia” di Bolivia, riscoprendo comuni emozioni, stupori, sapori, odori, solitudini, fatica e passioni.
Fedequerida, la protagonista, è un personaggio autonomo ma profondamente radicato dentro il vissuto dell’autrice. Ci parla di sé, dialogando attraverso mail di grande intensità e intimità con l’amica Amalia, ma raccontando anche il paese e dando corpo e voce alla sua gente. Un’esperienza, quella dei suoi due anni in Bolivia, cui si concede totalmente, disposta a giocarsi la salute, ricoverata in ospedali dove manca tutto, disposta a viverci il resto dell’esistenza se un bambino indigeno di nome Alex diventasse suo figlio. Le coincidenze della vita scriveranno per lei un copione diverso e tornerà in Italia dove cercherà di ricomporre in queste pagine i pezzi del suo cuore diviso.
Vicino a Sucre, in un’antica dimora nel villaggio di Yotala, fedequerida lavora con il Teatro de Los Andes di César Brie, un attore e regista conosciuto e amato anche in Italia, dove porta regolarmente le sue intense e potenti produzioni. Il teatro è per lei il veicolo privilegiato per avvicinare e per capire la gente andina, indigeni quechua e aymara dal carattere chiuso e triste, un po’ come la loro terra aspra e la loro storia sofferta da quando l’Occidente vi scoprì l’argento. Un popolo ricco di un memoria millenaria, portatore di tradizioni ancestrali che per sopravvivere si sono mescolate con il cattolicesimo dei conquistatori in un originale sincretismo. Nel libro le storie della gente, i racconti di vita e di morte, le riflessioni sociali, le analisi antropologiche si intrecciano alle vicende personali dell’autrice, diventando momento di confronto e di introspezione. Due viaggi, uno dentro l’altro, o forse un unico viaggio totale, molto lontano e diverso dalla solita narrativa autoreferenziale e autocelebrativa.
Un libro sofferto, intenso, personale, capace di scavare nel paese e dentro l’anima e il corpo della protagonista, donna alla ricerca di senso, sempre disponibile a mettersi interamente in gioco.
Pubblicato su il reporter