Essaouira, Marocco: La Petite Bab
Marocco, Essaouira, novembre 2009
“Perdersi a guardare è fondamentale”, scriveva Mimmo Jodice. Giorno dopo giorno anch’io mi perdo a guardare. Al porto rimango ore a contemplare le migliaia di gabbiani che riempiono il cielo dei loro voli e di stridii acuti finché il sole non si immerge nella massa liquida dell’oceano. La sera, seduta al bar della grande piazza Moulay Hassan, osservo la gente passare mentre sorseggio un dolcissimo tè alla menta.
È trascorsa una settimana e, oggi, lascerò Essaouira, ma, prima di salutare la città, ritorno alla Petite Bab. Sono le otto del mattino ed è un continuo via vai di persone, sospinte, come nuvole nel cielo, dal vento delle necessità quotidiane. Mi fermo davanti alla porta all’incrocio di tre vie, sistemo la macchina sul cavalletto e inizio a scattare foto a chi entra e a chi esce dalla medina. Le ombre che si allungano nel fascio di luce che attraversa la porta mi annunciano chi arriva da est, rumori di passi e chiacchiere anticipano l’improvviso apparire dietro l’angolo di chi viene da ovest. Un cane mi guarda tenendosi a distanza, qualche curioso si avvicina, bambini in divisa si affrettano verso la scuola, uomini nella tipica djellaba vanno al souq ad aprire bottega, altri vestiti all’occidentale si dirigono in ufficio, donne avvolte nel tradizionale haik e con il volto nascosto dal velo scivolano rapide come fantasmi, altre tornano dal mercato con le sporte appesantite, una signora francese porta il cane a fare pipì, pescatori rientrano dopo la notte in mare, un turista con valigia esce alla ricerca di un taxi, un rumore di zoccoli annuncia l’inatteso arrivo di un cavallo… Passaggi, storie solo intuite, microcosmi che si incrociano e formano un puzzle capace di raccontare un mondo intero in pochi scatti.
Da Il Mondo nelle Mani – Divagazioni sul viaggiare – Polaris Editore