Le 100 esperienze che vorrei fare e i 100 posti che vorrei vedere prima di morire
Dave Freeman, il co-autore del best-seller “100 things to do before you die. Travel events you can’t miss” se ne è andato a soli 47 anni per un banale incidente domestico, trauma cranico da caduta.
Aveva inaugurato nel ‘99 con il suo libro “100 cose da fare prima di morire” il filone di pubblicazioni con elenchi ragionati di tutto ciò che si dovrebbe vedere, fare, leggere, godere… prima che sia troppo tardi. Pare fosse arrivato a vivere soltanto la metà delle esperienze raccomandate nella sua guida sui luoghi più belli. Non ne ha avuto il tempo. “La vita è un viaggio breve. Bisogna essere sicuri di essersi divertiti più possibile e di aver visto tutti i luoghi più belli della Terra prima di fare le valigie per l’ultima volta”, aveva scritto nell’introduzione del suo libro. E forse anche questa sua morte inaspettata e prematura è il centounesimo consiglio, l’ultimo e il più importante, che ci ha lasciato. Non per banalmente “goderci la vita”, ma per godere della vita.
Forse, ispirandoci al suo libro e anche ripensando alla banalità e imprevedibilità della sua morte, dovremmo fermarci per fare il nostro piccolo elenco con tutte le esperienze cui non vorremmo rinunciare. Essere ricchi oggi significa soprattutto avere il tempo per soddisfare la propria immaginazione e dare spazio ai propri sogni. “La vida es sueño y los sueños, sueños son” scriveva Calderòn de La Barca. Ma anche i sogni sono importanti. Sono però così tanti gli stimoli e le offerte della società dei consumi che corriamo il rischio di diventare dei frustrati alla vana rincorsa di obiettivi e di beni irraggiungibili. Non foss’altro per questioni di tempo massimo a disposizione. Vogliamo tante, forse troppe cose. Diventa allora importante darsi obiettivi veri e stimolanti, ma anche realistici. E accettarci per come siamo perché in fondo (e sono convinta che Mr. Freeman se mi sta ascoltando sarebbe d’accordo con me), godere di quel bene dato per scontato, e che scontato non è, che è la vita, è già un grande privilegio.
Mi piace pensare alla vita come a un viaggio in treno, con tante stazioni dove possiamo scendere e poi risalire. Possiamo cambiare scompartimento o vagone o treno, fermarci in un luogo per qualche ora per un tempo lunghissimo. Qualcuno viaggia in prima classe, i più in seconda, la grandissima maggioranza a fatica trova posto a sedere e molti rimangono aggrappati al predellino senza riuscire nemmeno a entrare… Il biglietto è aperto, con la data d’inizio, ma non quella di scadenza. E il treno è solo one-way. Ci si può fermare, si può cambiare direzione, ma non tornare indietro. Un po’ come i biglietti aerei RTW (round the world). Sono le regole del gioco. A un certo punto il biglietto “expires” come dicono gli inglesi (mi piace questa parola perché dà proprio l’idea di esalare l’ultimo respiro). Non siamo più noi a scegliere se scendere o meno, semplicemente ci viene imposto nonostante le nostre rimostranze: “Ma come, con ancora tutte quelle cose da fare e vedere?”. L’avventura finisce lì. Non c’è un ufficio reclami se il viaggio è stato troppo breve o troppo scomodo, se non siamo stati soddisfatti del percorso, se non abbiamo raggiunto la meta prefissata, se i compagni di viaggio non sono stati di nostro gradimento… Il treno riparte, ma senza di noi, gli altri si sbracciano, ci salutano, piangono, per un po’ saremo l’argomento della loro conversazione, poi qualcun altro prenderà il nostro posto sul sedile lasciato vuoto.
E allora, per continuare con la metafora del treno, riflettendo sulle “100 cose da fare prima di morire”, voglio iniziare un gioco, a metà fra il diario di viaggio e l’analisi dei miei desideri: proverò a ripensare alle stazioni dove mi sono fermata e a quelle dove ancora vorrei fermarmi. Nazim Hikmet scrisse che “Il più bello dei mari è quello che non navigammo“. Inevitabile quindi che i miei desideri come quelli della maggior parte di noi, riguardino soprattutto i luoghi dove non sono stata. Ma visto che sono ormai oltre il “mezzo del cammin di nostra vita” (e non mi è dato di sapere quale sarà la stazione cui dovrò scendere), credo sia opportuno includere nell’elenco anche le esperienze fin qui vissute. Chiaramente, in accordo alla natura di questo blog, parlerò soprattutto di luoghi, incontri ed esperienze, tralasciando quei “desiderata” e quelle scelte di vita che esulano dall’argomento viaggio (ma forse non poi così tanto ripensando alla metafora della vita come viaggio da cui sono partita…). Un “work in progress” che scriverò un po’ per volta…
A.M.
thegrid
bell’intervento a zaino zingaro.
ciao