Amor America Le mie Letture

Le Nuvole non Chiedono il Permesso

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01/01/2007

Tito Barbini, Le nuvole non chiedono il permesso. Dalla Patagonia all’Alaska, cento giorni a piedi e in corriera, Edizioni Polistampa 2006, €. 8.00
Un viaggio che è un dialogo interiore, un continuo confronto fra una geografia reale e una intima, fra l’altrove e il sé che si è lasciato alle spalle. Un viaggio per trovare nella distanza le risposte alle domande sul senso delle nostre azioni e di una vita spesa nell’impegno civile e politico. Un viaggio per superare le delusioni e per cambiare. Non a caso nel titolo si parla di nuvole, simbolo, nel loro continuo mutare, della trasformazione e di quella libertà che solo il viaggio regala.
Per ritrovare se stessi non è necessario arrivare alla fine del mondo, ma l’autore ha voluto vivere fino in fondo questa metafora del viaggio, via terra, senza scorciatoie ne metaforiche ne reali, in solitudine, lungo itinerari secondari, dalla Patagonia all’Alaska. Protagonista rimane però l’America del Sud, un continente trascurato e dimenticato, ma sfondo dei sogni e delle battaglie di una generazione, la sua, che voleva cambiare il mondo. E così i ricordi si mescolano agli incontri reali, il passato al presente: Pablo Neruda e Borges, Allende e Michelle Bachelet, Victor Jara e Rubén Blades, gli indios Mapuche e i balenieri, criminali nazisti e le madri di plaza de Mayo, i lavoratori delle saline e Evo Morales… Un continente fino a pochi anni fa smarrito e governato da una classe politica corrotta, ma che sta cambiando, sta scuotendosi di dosso un passato pieno di contraddizioni e la dipendenza dagli Stati Uniti. Un continente dove è più facile ricollegare il proprio passato al presente per ritrovare noi stessi e il senso della scoperta e dell’avventura che credevamo perso.
A.M.

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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