Lettera agli amici in occasione della pubblicazione della Guida Bolivia
Cari tutti, torno da un’avventura durata esattamente due anni. Nel maggio del 2002 mi era stata offerta l’opportunità di scrivere una guida sulla Bolivia e con un po’ di incoscienza e tanto entusiasmo accettai. La scelta del paese, apparentemente frutto di felici coincidenze, non è stata casuale…
Tutto iniziò cento anni fa, quando mio nonno Rinaldo, giovanissimo e senza una lira, partì per l’America come emigrante. Non gli Stati Uniti o l’Argentina come fecero molti italiani. Scelse il Perù e mio padre nacque a Lima. Poi dopo diversi anni tornarono tutti in Italia, ma il soprannome del nonno fu sempre “Merican” e il Perù fin da piccola fu per me qualcosa di familiare, il luogo dove volevo andare, IL VIAGGIO.
Scrive Maruja Torres in Amor America: “La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita o una vacanza, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura… Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, fotografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe… Un pezzetto dopo l’altro prende forma il paesaggio che riproduce una realtà che non si può toccare, ma forte come il vincolo che unisce il corteggiatore alla sua amante segreta. Credo sia una sorta di pellegrinaggio che ha a che vedere con il luogo cui, per motivi misteriosi, sedimentati nei geni, sentiamo di voler appartenere. A volte succede che il destino… ti conduca fino lì. Ti introduce, come Alice, nel sogno”.
Se il Perù fu il mio primo sogno di altrove, non fu però il primo viaggio. Ci furono gli anni di Sendero Luminoso, poi quelli del colera, e così mi girai una buona fetta di mondo prima di approdarvi. Era il 1994. E il viaggio si chiamava “la Via delle Ande”: non era il Perù classico, ma un’Avventura che percorreva la catena andina dal confine con l’Ecuador al sud della Bolivia. Se il Perù mi era già in qualche modo familiare, la scoperta, inaspettata e bellissima, fu la Bolivia. Con il mio piccolo gruppo decidemmo di arrivare fino alla Laguna Verde, a pochi chilometri dal confine con il Cile. Le jeep che attraversavano il salar erano ancora pochissime, ad Uyuni dove ora ci sono decine di agenzie, ce ne erano solo un paio. La Bolivia mi rimase nel cuore e ci tornai con altri viaggi. Poi venne la guida, questi due anni avanti e indietro, su e giù per questo paese remoto, chiuso fra le cordigliere andine e la vegetazione esuberante dell’Amazzonia. Una sorta di Tibet sudamericano, privo di sbocchi al mare, affascinante e povero anche se potenzialmente ricco, profondamente indigeno e meticcio, escluso dalle rotte del turismo tradizionale e spesso considerato semplicemente come la sorella povera del Perù.
Jean Cocteau ha detto “Ecrire est un acte d’amour. S’il ne l’est pas, il n’est qu’écriture“. Ecco, questa mia guida vuole essere un atto d’amore per un continente, l’America del Sud, che cento anni fa accolse mio nonno, e per un paese, la Bolivia che porto nel cuore.
A.M.