*** (VIP: VeryImportantPost) Il Senso del Viaggio

Libertà del viaggiatore solitario

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13/11/2009

Solitudine e libertà sono due parole che viaggiano spesso insieme e che proprio nel viaggio possono esprimersi al meglio. Vi ricordate quando da piccoli si impara ad andare in bicicletta da soli e si scopre con stupore che il movimento permette alle due ruote di trovare un loro inverosimile ma sicuro equilibrio? E’ la prima sensazione di autonomia e di libertà di cui ho un ricordo preciso. Il mio primo rito di passaggio per diventare grande. Poi, crescendo, sono stati i viaggi a scandire un percorso di maturazione verso l’età adulta. E i momenti fondamentali sono sempre stati segnati da un viaggio in solitaria: gli anni di Londra cosmopolita o gli orizzonti immensi degli States, la magia del Messico e le seduzioni dell’India, la bellezza di Bali e la difficile realtà della Bolivia.

Soltanto chi ha trovato il coraggio di pedalare libero, chi ha provato la paura e il piacere dell’essere solo e lontano da casa, può raccontare quel senso di libertà assoluta possibile nella solitudine e amplificato dall’essere altrove. Anche paura e piacere sono due parole che accompagnano spesso il viaggio, forse soprattutto quello in solitaria. Perché viaggiare soli significa fatica, momenti di sconforto, senso di abbandono e crisi di nostalgia. Ci si mette in gioco e ci si mette alla prova, assumendosi la responsabilità dell’intero pacchetto senza poter condividere il peso delle scelte. Ma le proprie paure da ostacoli possono diventare scalini per procedere in avanti, come ha raccontato Robyn Davidson dopo aver attraversato da sola il deserto australiano per millesettecento miglia. Viaggiare soli significa anche provare momenti di gioia intensa. E’ il piacere di vagabondare senza un programma preciso, di accelerare o rallentare, di stare o andare, di rimanere per conto proprio o condividere un pezzo di strada con compagni occasionali. Si è padroni del proprio tempo e dei propri spazi: una condizione difficilmente riproducibile a casa, dove si è inevitabilmente legati da obblighi e vincoli sociali.

Il viaggiatore solitario è libero perché non appartiene più al mondo da dove proviene, ma neppure a quello in cui si trova, perché è un outsider anche se a tempo determinato, uno straniero per scelta, anonimo, sconosciuto e privo di legami. Forse inevitabilmente egoista e attento alle proprie necessità, ma anche permeabile e bisognoso di relazionarsi all’esterno e non soltanto per la propria sopravvivenza. Ritrovarsi fuori dai rapporti e dai ruoli abituali permette di incontrare se stessi oltre che l’altro, forse anche di scoprire un io diverso, possibilità ancora inesplorate e potenzialità inespresse.

Il viaggio è una grande occasione, per questo è importante non sprecarla lasciandosi condizionare da compagni sbagliati. E almeno ogni tanto, la solitudine è indispensabile al viaggio. “Bisogna essere soli per viaggiare: se si va con altri tutto finisce in parole. Chi non sa nulla di queste cose vi dirà che avere un panorama tutto per sé non dà alcun piacere. Ma questo non è vero. E’ al contrario un piacere esclusivo, irragionevole e reale”. Sono parole di una grande donna e viaggiatrice solitaria, Freya Stark.

Per approfondire: i racconti delle grandi viaggiatrici del passato, da Isabelle Eberhardt a Alexandra David Néel, Freya Stark e Ella Maillart…

A.M.

Pubblicato su il reporter

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8 Comments
  1. Rispondi

    Erica

    13/11/2009

    Mi fa sorridere, è come se fossi entrata nella mia testa Mai trovato parole migliori per descrivere quello che comporta il viaggiare da soli. E mi solleva leggerle, vedere che non sono matta io (come qualcuno scherzosamente mi definisce) ma che c’è chi prova lo stesso piacere in quel viaggiare in solitudine.

  2. Rispondi

    Donatella

    13/11/2009

    Ciao Anna, che piacere leggerti….ogni volta è un’emozione…potessi viaggiare…starei sempre in viaggio alla scoperta di tutto ciò che non conosco……

  3. Rispondi

    Stefano

    13/11/2009

    Ciao Anna, ho letto il tuo bellissimo articolo S come solitudine, mi piacerebbe condividerlo…
    Un caro saluto, Stefano

  4. Rispondi

    Susanna

    14/11/2009

    Condivido pienamente! A me viaggiare in gruppo non è mai piaciuto. Le poche volte che ho vissuto l’esperienza, mi è sempre capitato di perdere tempo e discutere continuamente anche per banalità. E’ difficile trovare tante persone, sopratutto se non si conoscono, con le tue stesse idee, motivazioni ed interessi.
    Viaggiare soli libera la mente e la fantasia, ti senti davvero lontana da casa, in sintonia con popoli e luoghi diversi da te e dal tuo solito mondo.
    Però viaggiare con la persona che ami e che condivide con te le stesse emozioni e passioni è ancora più bello.

  5. Rispondi

    Sandro

    14/11/2009

    Condivido in pieno essere soli ad affrontare un viaggio ti fa capire fino a che punto puoi arrivare, quali sono le tue reali possibilità, a risolvere tante problematiche che altri risolverebbero per te a capire e a conoscere la natura dei posti che visiti e a conoscere i suoi abitanti.

  6. Rispondi

    Enrico

    14/11/2009

    quando contempli le porte di un’altra nazione. di un altra cultura, di un’altro ambiente naturale la solitudine è la condizione necessaria affinchè il mondo che stai per scoprire possa riempirti e tu possa riempire quel mondo

  7. Rispondi

    A.M.

    14/11/2009

    Cara Susanna, hai ragione, ma trovare il compagno di viaggio giusto non è facile. Ancora più difficile se poi è un “compagno di viaggio” in senso lato!
    Grazie a te e a tutti per i vostri commenti. Io, in mancanza di “compagni di viaggio ideali”, continuo la mia strada da “dispari”, un po’ solitaria, un po’ accompagnando gruppi a cui cerco di offrire passione e non solo professionalità…
    Anna

  8. Rispondi

    Leo

    12/08/2011

    Per me viaggiare da soli e liberare l’anima che corre libera nel vento del mondo.

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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