Il Senso del Viaggio

Living out of a suitcase

on
19/06/2009

Secondo un affermato luogo comune, il viaggiatore si riconosce dal bagaglio. Ma per capire che viaggiatori siamo è forse più importante il contenuto del contenitore. Preparare la valigia è per molti uno dei momenti più sofferti del viaggio perché denso di inevitabili rinunce nel tentativo di trovare un compromesso accettabile fra le proprie irrinunciabili necessità e i limiti imposti dalle regole e dal buonsenso.  Il consiglio dei veri viaggiatori è di selezionare ciò che sembra assolutamente indispensabile e poi di toglierne la metà!
A parte una qualche concessione ai libri, credo che la regola d’oro sia una sola: ridurre il bagaglio all’essenziale. Infatti durante un viaggio arriva sempre il momento in cui malediciamo la nostra ingombrante valigia, tanto che l’unico desiderio sembra diventare giungere a destinazione al più presto per liberarcene.
Viaggiare leggeri è una filosofia oltre che una necessità e un piacere. Il viaggio è anche questo, “living out of a suitcase”, come dicono gli inglesi, farsi cioè bastare quel che ci sta in una valigia, liberandoci dai falsi bisogni, scoprendo che il nostro concetto di necessario include molto di superfluo e che di tanti accessori si può fare tranquillamente a meno senza sentirne troppo la mancanza. Farsi bastare ciò di cui si dispone ci permette tra l’altro di restituire alle cose il loro valore, spesso dimenticato nell’eccesso di alternative che la società dei consumi ci mette a disposizione. Il viaggio diventa così una buona scuola per insegnarci a riconoscere ciò che è essenziale da ciò che non lo è. E a distinguere al ritorno ciò che serve da ciò che è piacevolmente inutile e da ciò che è inutile e basta.
L’equipaggiamento oggi necessario per viaggiare è davvero minimo, perché tutto si può comperare in loco, permettendoci tra l’altro di svestirci almeno un poco dei panni del turista. E non solo esteriormente. Adottare gli abiti o quantomeno i modi di vestire del posto – parti del corpo da coprire, colori, tessuti – permette di inserirsi meglio nella realtà locale e soprattutto di rispettarne i costumi.
Infine non dimentichiamo di mettere in valigia un altro tipo di bagaglio, quello per i bisogni non del corpo ma piuttosto della mente. Perché in viaggio c’è, o dovrebbe esserci, anche lei. E allora riempiamo la nostra valigia di curiosità, interesse, umiltà, rispetto e spirito di adattamento, tutte qualità leggere e poco ingombranti, ma utilissime. Così come al ritorno non dimentichiamo di portarci a casa un bagaglio mentale di emozioni e ricordi “veri”, non solo souvenir e reperti vari, perché, come scriveva Terzani, “viaggiare ha un senso solo se si torna con una qualche risposta nella valigia”.

A.M.

Pubblicato su il reporter

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5 Comments
  1. Rispondi

    luciano Barnaj

    19/06/2009

    3 sole cose non possono mancare

    passaporto
    biglietto aereo
    soldi

    Tutto il resto si può discutere

  2. Rispondi

    Daniela

    19/06/2009

    daniela il 19.06.2009 alle ore 5:03 pm scrive:
    :)) vero… vero… soprattutto in una vacanza in bici o a piedi… e, guarda caso, sono proprio quelle che mi donano più emozioni (le risposte, invece, le sto ancora cercando :))

  3. Rispondi

    Italo

    19/06/2009

    Anna, sei una fonte di acqua fresca! Grazie.

  4. Rispondi

    A.M.

    19/06/2009

    cara Daniela… in fondo la cosa più importante è non smettere di farsi le domande!

  5. Rispondi

    Sandro

    19/06/2009

    Adesso viaggiamo in due un solo bagaglio per un peso complessivo di circa 13-15 kg, non solo si può comprare sul posto tutto quelle cose che possono servire ma il più delle volte metà vestiario non torna a casa, altrimenti come si fa a portare le cose acquistate

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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