Lo zen e l’arte della parrucchiera
Ornella Gambarotto, Le mie signore -Ciò che le mie clienti mi hanno insegnato della vita, NodoLibri 2009 Euro: 12.00
Ornella, la mia parrucchiera, una donna speciale, forte e coraggiosa, che ritrovo in questo agile libretto dove in 47 brevi capitoli si racconta attraverso le sue clienti: “Davvero io non sono gran cosa, senza questi compagni di viaggio che hanno riempito le mie ore, casuali personaggi seduti accanto nello scomparto del treno che mi raccontano di cose, emozioni, illusioni, sogni”.
Parla delle fatiche degli inizi, della sua curiosità per il mondo e le persone, della passione per un lavoro che è stato capace di darle, ma non certo di regalarle, grandi soddisfazioni.
Ho conosciuto Ornella quando aveva il salone per parrucchiera in periferia, poi l’ho seguita quando ha scelto quello spazio magnifico che si specchia nei marmi del Broletto e del Duomo di Como. Perché? Perché il proprio parrucchiere è come il proprio dentista, o il ginecologo, o il medico di base… specialisti che diventano amici, o qualche volta amici che sono specialisti. Con loro si instaura un legame esclusivo, non una dipendenza tipo quella con lo psicanalista, ma qualcosa di simile. Ma mentre con dentista e medici c’è un rapporto che per la loro stessa natura è di norma legato alla malattia, con il proprio parrucchiere il rapporto è legato alla bellezza, qualche volta alla voglia di cambiare, addirittura di rinascere (anche se rinascere con un taglio di capelli è un piacere e un privilegio soprattutto femminile!). E poi le ore passate dal parrucchiere sono momenti in cui si prova il piacere di essere “signore”, in cui ci si ferma, ci si abbandona, ci si lascia toccare e accudire da altre mani. Tempo, abbandonarsi, contatto fisico, accudimento… parole sempre più rare in una società frenetica, disattenta, timorosa di ledere la privacy di ciascuno. Questo libro avrebbe potuto chiamarsi “Lo zen e l’arte di essere parrucchiera”, perché Ornella ha saputo trasformare in arte la sua professione.
Grazie Ornella, moltissime “signore” come me ti devono tante piccole rinascite.
A.M.