Mappe per sognare, mappe per viaggiare
Non sono una viaggiatrice abitudinaria. Talvolta torno in quei luoghi che più mi hanno affascinata, ma in genere preferisco coltivarne il ricordo e tentare altre strade, anche se questo comporta rimettersi sempre in gioco e cercare le coordinate di un paese ogni volta nuovo. Così quando dispiego la carta geografica della nuova meta, insieme all’emozione per il mondo ancora sconosciuto che mi si spalanca davanti, mi assale anche una sensazione di smarrimento e di inadeguatezza. Poi appendo la carta alla parete e mi addormento sognando luoghi che, giorno dopo giorno, mi diventeranno sempre più familiari attraverso letture e ricerche.
Ben più incerte e poetiche erano le mappe a cui si affidavano i primi grandi esploratori che partivano alla scoperta di nuovi continenti al di là degli oceani, come Colombo che, per primo, salpò verso occidente per andare in oriente, «buscando el levante por el poniente», senza però trovare né l’uno né l’altro, ma scoprendo suo malgrado l’America. Come non avere nostalgia degli antichi portolani e delle carte geografiche dipinte su preziose pergamene dove per indicare la terra incognita era scritto “hic sunt leones”? Di quelle aree vuote dove il nulla accendeva l’immaginazione e il richiamo dell’ignoto? Dei disegni accurati e stupefacenti, zeppi di fantastici errori? Delle terre dalle strane forme e dalle proporzioni ben poco verosimili, popolate da animali fiabeschi, misto di realtà e gusto per il meraviglioso? Chissà quali e quante memorie di antichi viaggi custodiscono fra i loro meridiani e paralleli…
Guardando la precisione degli atlanti satellitari o di quelli digitali tridimensionali, sembra davvero impossibile che solo fino a pochi secoli fa i cartografi disegnassero le loro mappe compensando la carenza di informazioni con la fantasia e subordinando il tutto a concezioni filosofico-religiose più che scientifiche. Eppure furono proprio quelle mappe a dare un primo ordine logico al mondo, a permettere all’uomo di pensare lo spazio e di posizionarsi al suo interno, per poi muoversi dentro quei confini e oltrepassarli alla scoperta di nuove terre. Così come si può affermare che un concetto esiste solo se abbiamo parole per esprimerlo, anche la percezione del mondo è stata resa possibile solo perché è stato disegnato in quelle prime carte. Poi viaggi e scoperte hanno ampliato la mappa delle terre conosciute, l’invenzione dell’aereo e soprattutto del satellite hanno ridisegnato il volto del pianeta terra rivelandone ogni dettaglio. Ora sempre più spesso partiamo con in tasca in tasca un display a cristalli liquidi che come per magia ci dice dove siamo e dove stiamo andando,ma impagabile rimane il fascino delle vecchie carte sgualcite, perché è lì che inizia il sogno del nostro viaggio.
Consiglio di lettura… sfogliare un vecchio atlante…
Testo estratto da “A come Avventura, Saggi sull’arte del Viaggiare” di Anna Maspero – Pubblicato su il reporter