Matera stupefacente
Stupefacente. Una parola che sempre più raramente accade di pronunciare perché lo stupore è un’emozione ormai rara. È però la sola parola adatta a raccontare questi giorni trascorsi a girovagare nel labirinto dei Sassi di Matera fra case scavate nel tufo, antiche cisterne, raffinati alberghi diffusi, chiese ipogee, affreschi sacri, opere d’arte moderne, belvederi e balconi con scorci sempre diversi sul Sasso Caveoso, il Sasso Barisano e lo sperone della Civita. Una città stratificata, mimetica, nascosta con una storia di prosperità millenaria, poi il degrado, lo sgombero degli anni ’60, l’oblio e infine il recupero degli antichi spazi civili e religiosi fino a divenire Patrimonio dell’Umanità e capitale europea della cultura. Un’armonia che nasce dalla sapienza tramandata per generazioni, dalla capacità di adattarsi alla natura piuttosto che viceversa. Il reticolo di canali sotterranei che un tempo portava l’acqua nelle cisterne oggi è chiuso e sostituito dall’acquedotto. Forse anche per questo, sicuramente a causa di piogge violente come mai, solo pochi giorni fa l’acqua si era riversata in tutta la sua violenza lungo le antiche strade. I danni sono stati ingenti, ma già dopo un giorno la città era di nuovo pronta ad accogliere i tanti visitatori che in questo 2019 l’hanno scoperta. Per me non era la prima volta, ma non la ricordavo così bella. Un luogo magico e unico, ancora capace di stupire.
Anna