Montagna non ti tocchi chi più t’ama
Non vorrei entrare nella polemiche e nel grande frastuono mediatico dato ai morti e ai sopravvissuti delle recenti tragedie in Himalaya e sulle Alpi. Confesso però di essere rimasta colpita dalle statistiche: il 25% di coloro che scalano la vetta del K2 muoiono, in genere durante la discesa. Credo sia la stessa percentuale di “insuccesso” di chi tenta il suicidio.
Prima di riuscirci ci prova diverse volte. Come dire che la scalata del K2 è un tentato suicidio che una volta su quattro riesce. Mi scusino gli alpinisti, niente di personale o di volutamente provocatorio. Anch’io ho fatto a suo tempo il mio bravo corso d’alpinismo, sono salita in vetta al Bianco come massimo exploit e poi ho deciso che mi piaceva di più viaggiare e guardare le montagne da sotto che salirci sopra (forse ha giocato anche la pigrizia…).
A ognuno le proprie passioni.
Un’ultima riflessione: alcuni giornali e telegiornali hanno trattato i sopravvissuti da eroi, ma eroi mi sembrano soprattutto gli sherpa, che rischiano e perdono la vita per vivere loro e i loro figli e spesso per salvare quella dei loro clienti.
A.M.
Mario
Sì, e poi giornali ci sparano addosso se, come viaggiatori, incorriamo in qualche problema, dicendoci che lì era consigliabile non andare… ma oggi sono rari i luoghi dove si è al sicuro dai rischi.
A me anche la montagna sembra tutto un business.Come per il calcio, le olimpiadi e lo sport in genere. Se ne è perso lo spirito. Inutile poi stupirsi se un ragazzo si dopa, la tentazione di vincere e guadagnare un sacco di soldi con le sponsorizzazioni gli fa correre il rischio. Anche dietro alla conquista delle vette ci sono grosse cifre pagate ai governi per i permessi, e ci sono sponsorizzazioni. E materiali che poi vengono da molte spedizioni lasciati sul posto inquinando anche quei luoghi bellissimi. Lo so, lo stesso succede nell’Akakus con i viaggiatori che fanno i bivacchi e poi lasciano i rifiuti. Forse dovremmo tutti fermarci e riflettere. E cercare di consumare meno l’ambiente e di goderlo di più. Ciao, Mario
Anna
caro Mario è vero. Dobbiamo fermarci, L’epoca delle conquiste e anche delle scoperte è finita. Parlo per gli alpinisti ma anche i viaggiatori. Inutile continuare a rincorrere record. Prima, prima senza ossigeno, poi in invernale, in solitaria, per la via più difficile, due cime in 48 ore poi tre… Poi, inevitabile, la montagna chiede il conto. Lo stesso dicasi per il viaggio. Inutile fingersi di aver fatto la scoperta del secolo. Da questo punto di vista mi era piaciuto leggere il libro di Osborne “Il turista nudo” (ci ho scritto una recensione, la troci in L come Letture). Lui, bravissimo scrittore, è anche furbo. Si finge di essere l’ultimo a scoprire l’ultimo pezzo di mondo com’era. Smettiamola, fermiamoci, cerchiamo di uscire dai vecchi schemi. Terzani si era rifugiato in Himalaya e le montagne si accontentava di guardarle. Ma forse era più capace di ascoltarle di tanti che partono alla loro conquista. Qualche post fa, il 28 luglio, ricordando l’anniversario della sua morte, avevo trascritto le sue parole: “Soprattutto dobbiamo fermarci, prenderci tempo per riflettere, per stare in silenzio. Spesso ci sentiamo angosciati dalla vita che facciamo, come l’uomo che scappa impaurito dalla sua ombra e dal rimbombare dei suoi passi. Più corre, più vede la sua ombra stargli dietro; più corre, più il rumore dei suoi passi si fa forte e lo turba, finché non si ferma e si siede all’ombra di un albero. Facciamo lo stesso”.
Anna