NIMBY (Not in My BackYard)
Una lettera aperta rivolta a chi ama le critiche sterili che solo servono a giustificare il non far nulla, svalutando l’impegno altrui. Con un grazie di cuore a tutti coloro che portano le proprie idee e le proprie critiche, ma sempre in modo propositivo per la salvaguardia della brughiera.
“Not in My BackYard”, ossia, se volete costruire un’autostrada (ma vale anche per un centro di smaltimento rifiuti o una centrale nucleare), fate pure, ma non “nel mio cortile”. Una logica diffusa e comprensibile (chi vorrebbe un’autostrada a sei corsie davanti alla porta di casa?) ma sicuramente opportunistica. Una logica che non è né la mia né quella degli amici di Salvabrughiera, al di là di un comprensibile e profondo dispiacere se domani la nostra brughiera fosse sfregiata da un nastro d’asfalto. Essendo però un’accusa che ci è stata rivolta per il semplice fatto che molti di noi abitano in vicinanza del tracciato ipotizzato della VA-CO-LC, preferisco parlarne direttamente senza nascondermi dietro a sigle. E più delle parole preferisco parlare di fatti.
Fatto 1: la cascina Chigollo (che tutti conoscono come “Il Grillo”), dove abito e che mio nonno acquistò 100 anni fa partendo contadino per il Perù e tornando “architetto” dopo anni di dura vita da emigrato, se si farà l’autostrada non sarà più avvolta dal canto dei grilli, ma da rumori di motori e puzza di gas di scarico di auto. Quindi confermo: la mia attività in Salvabrughiera è volta ad evitare che l’autostrada distrugga per sempre questo angolo di Brianza. Solo che la difesa di questo territorio non è di oggi ma dura da quattro generazioni e che quest’area non è un giardino privato ma è stata lasciata a disposizione di tutti, quasi come fosse un parco pubblico. Scusate se è poco.
Fatto 2: la mia famiglia al posto di trarre lauti guadagni da questa proprietà lottizzando a suo tempo o accettando una delle tante altre allettanti proposte, dal campo scuola di golf al campo d’atterraggio per ultraleggeri, ha continuato a coltivare, ad allevare (tentando anche ma inutilmente di creare una moderna stalla per vacche da latte) e ha perseguito l’onerosa e difficile strada della parziale riconversione delle attività e della ristrutturazione degli stabili. I risultati? Oltre all’agricoltura, un ristorante, un B&B, tennis e maneggio, un centro di ippoterapia per disabili gestito da volontari, appartamenti in affitto a gente che ci vive e non li usa come seconde case. Una cascina ancora viva, rispettosa delle strutture originarie (pur con inevitabili compromessi dovuti al parziale cambio di destinazione di parte dello stabile) e non un rudere come Santa Naga e C. Intorno aree verdi di prati e boschi non recintate ma liberamente fruibili da tutti. I costi? Altissimi, in termini di investimenti economici, energie, sacrifici, e senza mai nessun tipo di aiuto o sovvenzione da parte dello stato. Dubbi e stanchezza? Inevitabili, ancor più quando si vuole violentare il territorio con un’autostrada, mentre per i proprietari il vincolo dei beni ambientali è (giustamente) rigido. Motivazione? Solo l’amore per questi luoghi e per la terra e un legame profondo con le proprie radici, altrimenti le scelte “economiche” sarebbero state ben altre. E forse lo sarebbero ancora, visto che dietro alla costruzione dell’Autostrada VA-CO-LC ci sono molti grossi interessi in campo, di chi progetta, di chi distribuisce appalti, costruisce e urbanizza le aree circostanti e forse anche di alcuni dei proprietari di terreni, quelli che in questi mesi hanno taciuto, magari allettati proprio da un ritorno economico maggiore per i loro terreni oggi agricoli e non edificabili.
Fatto 3: l’Associazione Salvabrughiera è nata a fronte dell’ipotesi di autostrada VA-CO-LC per difendere una delle ultime zone di pregio ambientale della Brianza, quella brughiera fra Capiago e Orsenigo che comprende quel piccolo e troppo trascurato gioiello che è il lago di Montorfano, così come gli ultimi boschi e i campi dove ancora si coltiva la terra. Non solo la cascina Chigollo, ma anche diverse altre che hanno mantenuto la vocazione agricola o l’hanno trasformata in agrituristica e altre aziende florovivaistiche saranno investite dalla costruzione dell’autostrada. L’intera brughiera fra Capiago e Orsenigo, o per lo meno quanto ne è sopravvissuto, sarà devastata da un nastro d’asfalto a sei corsie per 40 metri di larghezza, più 60 a monte e 60 a valle di area di “rispetto”. Non certo di “rispetto del verde”, visto che, in base a una legge regionale, le imprese concessionarie che realizzeranno l’autostrada saranno autorizzate a edificare nelle vicinanze ulteriori costruzioni, per recuperare più velocemente gli investimenti. Noi di Salvabrughiera non siamo però dei semplici nostalgici di una Brianza che non c’è più, siamo consapevoli dei gravi problemi di viabilità della nostra area con altissima densità di insediamenti. Però sul piatto della bilancia pesiamo non solo i minuti risparmiati per andare da Varese a Lecco, ma anche il verde sacrificato e perso per sempre.
Questi sono i fatti e questo è quanto scritto in tutti i nostri post e i nostri volantini. L’unico metro di giudizio delle intenzioni di chi si è fatto parte attiva nella campagna a difesa della brughiera è ciò che è stato detto, scritto e soprattutto fatto oggi come nel passato. E chi frequenta questi boschi e li ama davvero, lo sa.
Cosa chiede Salvabrughiera?
Non siamo dei tecnici o dei politici e non abbiamo “LA” soluzione, anche perché probabilmente non esiste una sola soluzione, ma servono una pluralità di interventi. Sono proprio i tecnici e i politici che devono fornirci proposte e alternative concrete e praticabili. Abbiamo però delle opinioni. Pensiamo che sia semplicistico e soprattutto utile per raccogliere voti, ipotizzare la costruzione di autostrade sulle ultime aree verdi tracciando linee colorate sulle mappe di google, mentre è molto più difficile riqualificare le strade esistenti e il trasporto su rotaia e quello pubblico, sviluppare il telelavoro o pensare a soluzioni di viabilità integrata e transfrontaliera. Pensiamo che l’autostrada VA-CO-LC avrà un grave impatto sul territorio senza risolvere le difficoltà del traffico locale, ma attirando nuovo traffico e aumentando quello nelle vie parallele. E anche chi viaggia su percorsi lunghi e usufruirà del nuovo tratto stradale, pagherà i minuti risparmiati con pedaggi salati.
Pensiamo che, ammesso e non concesso che una nuova autostrada serva, sia meglio scegliere la realizzazione del tracciato in galleria, ovunque passi e anche se più oneroso. Riteniamo che in una regione ricca come la Lombardia (e così povera di aree verdi e soffocata dalla CO2) sia assurdo bocciare solo per questione di costi la costruzione del secondo lotto della tangenziale di Como (già approvato come parte integrante del progetto Pedemontana e quindi si suppone necessario all’interno della logica di quel progetto per alleggerire il traffico attuale ma soprattutto quello che si riverserà a breve entro il 2014 sulla città). Come è assurdo sostituire questo secondo lotto quasi interamente interrato e quindi con un impatto ambientale minore, con un’autostrada fuori terra di dimensioni molto maggiori sia per larghezza che lunghezza e a pochi km dalla Pedemontana attualmente in costruzione. Come, alla luce della bocciatura del secondo lotto della tangenziale di Como, è folle procedere nella costruzione del primo lotto che finirà ad Albate, finché non si sa come proseguirlo. Come ci lascia esterefatti la molta confusione che regna fra addetti ai lavori, con due posizioni divergenti fra Provincia di Como (in sintonia con quelle di molti dei Comuni interessati e favorevole all’ipotesi di tangenziale) e Regione (pro autostrada). E in quanto cittadini siamo negativamente stupiti dall’assenza di Comuni importanti per peso e dimensioni (e ultimamente anche dei comuni minori) nel dibattito in merito a problemi di questa portata.
Salvabrughiera non è mai entrata in merito alle soluzioni tecniche, perché non ne ha le competenze. Fa semplicemente opera di sensibilizzazione e di informazione fra i cittadini con volantini, incontri, petizioni, campagne (come quella dei Luoghi del Cuore con il FAI) e attraverso il blog Salvabrughiera che dà spazio ai commenti di tutti, pro e contro le nuove strade, e raccoglie nella Rassegna Stampa tutti gli articoli che escono sull’argomento. L’invito che rivolgiamo a tutti è quello a partecipare perché le scelte siano condivise dal territorio e non fatte sopra le nostre teste. Per il bene comune e non per gli interessi privati. Anche se talvolta, purtroppo raramente, le due cose coincidono.
paola
questo si chiama parlar chiaro!!! Brava Anna!