Overtourism. NonSoloPerNoi
Le foto di questo servizio sulle aspettative e la realtà delle mete che scegliamo per i nostri viaggi sono davvero sconvolgenti. E’ il paradosso del turismo: vive della diversità ma genera omologazione, causando un impatto negativo proprio su quel territorio e quelle culture che vorrebbe valorizzare e che invece consuma. Senza volere attribuire l’intera responsabilità dei cambiamenti al turismo, il ruolo che vi gioca non è di poco conto. È però utopistico pensare di poter ricondurre il turismo a un impatto zero, soprattutto considerando i numeri di questa industria, che per fatturato è la seconda al mondo, dopo quella petrolifera. Come diceva l’indimenticato Alex Langer, “il turismo è compatibile con l’ambiente solo a dosi omeopatiche”. Anni fa ero in Bolivia nel Parque Madidi, un luogo allora (e un po’ anche ora) sconosciuto ai più, ma che un articolo sul National Geografic aveva “aperto” al turismo. Ricordo la frase che avevo letto sul quaderno dei commenti scritti dagli ospiti dell’Ecolodge: “A tutti vorrei raccontare di Chalalán, o forse no, perché possa rimanere un luogo magico per i pochi fortunati che lo scoprono”. Ero lì per scrivere la mia guida Bolivia e quella frase mi fece molto riflettere…
Il turismo, pur con tutte le sue ambiguità, luci e ombre, può però cercare di coniugare non più verbi come consumare e inquinare, ma altri come conservare, tutelare e sviluppare. La terra non è solo per noi. E comunque, alla fine, nonostante la sua commovente e fragile bellezza, la terra ci sopravvivrà, trovando nuovi equilibri e nuove forme di vita. Ma forse questa è la buona notizia, non quella cattiva.
Anna
Queste sono foto del salar de Uyuni: la prima volta che ci sono andata ad Uyuni c’era una sola agenzia, oggi oltre cento. E da tre anni ci passa il rally Dakar… Però se all’Isla de Inkawasi ci si va all’alba o al tramonto si è ancora soli o quasi. E il salar sono 12.000 kmq di sale… ancora non ha peso la sua magia 🙂
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