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07/05/2010

Guardando lo scempio del Golfo del Messico, un pensiero rivolto all’oceanomare, dove la vita ha avuto inizio. Almeno quel che sta succedendo possa servire da monito per farci trovare energie più sicure. Noi abbiamo perso la memoria del mare. O meglio, il mare è diventato per la maggior parte di noi sinonimo semplicemente di spiaggia e vacanze estive. Ma, scriveva Baudelaire, l’uomo libero cercherà sempre il mare…

In tutte le lingue la parola “terra” è usata per definire sia la terraferma che l’intero pianeta, certo perché il genere umano ha scelto per abitare proprio le terre emerse. Ma per secoli l’occhio dell’uomo è stato rivolto al mare. “Navigare necesse est”, dicevano gli antichi: il mare era la loro autostrada, le navi spinte dalla forza dell’acqua e del vento solcavano gli oceani e scoprivano nuovi mondi, mentre ben più lungo e pericoloso era l’attraversamento dei continenti. Poi, grazie alla meccanizzazione dei trasporti, abbiamo iniziato a privilegiare i viaggi via terra e ora preferiamo volare per scavalcare gli oceani.

Con un’unica, dolorosa eccezione: gli emigranti clandestini che continuano ad affidare le loro vite e le loro speranze di futuro a imbarcazioni fatiscenti.
Così la memoria del mare si è in parte spenta, o meglio, il mare è diventato per molti di noi sinonimo semplicemente di spiaggia e vacanze estive. Ma, scriveva Baudelaire, “l’uomo libero cercherà sempre il mare”. Se navigare ha perso molto del suo carattere di necessità, la diffusione del turismo ha reso la nautica uno sport accessibile se non proprio popolare, allargando la schiera dei marinai per diporto che oggi rappresentano un mondo variegato di croceristi, velisti per caso, navigatori alle prime armi, vagabondi dei mari e veterani degli oceani.
Nonostante una tecnologia sempre più perfezionata abbia reso la navigazione più sicura, il mare rimane una regione selvaggia e misteriosa, dove misurare i propri limiti di fronte alla sua enorme forza e immensità. Con un orizzonte a 360° senza punti di riferimento visibili, la navigazione, soprattutto a vela, è capace di restituire al viaggio quella dimensione epica che hanno perso i percorsi via terra, trasformati in uno slalom fra le opere costruite dall’uomo. Navigare richiede attenzione, abilità e resistenza, la barca rimane un mezzo scomodo, faticoso e qualche volta anche rischioso e la rotta non rappresenta necessariamente la via più diretta alla meta, ma ubbidisce ancora ai capricci del tempo, del vento e delle correnti. Il mare offre una totale immersione in un’altra dimensione, capace, come il volo, di regalare una sensazione di grande libertà. Ci si sente parte della natura, abbandonati all’eterno movimento delle onde e partecipi del grande respiro dell’universo intero. E immergendosi sotto la superficie dell’acqua si scopre una dimensione ancora diversa, dove i rumori giungono ovattati, dove ci si muove leggeri in un mondo incantato, popolato da creature improbabili e fantasiose.
Così, come Ulisse è l’archetipo del viaggiatore, l’immensa distesa degli oceani rimane l’archetipo del viaggio e dell’avventura, capace di esercitare un’attrazione irresistibile. Ma soprattutto il mare ci è necessario. A tutti, non solo a chi lo ama, a chi lo guarda incantato dalla spiaggia, a chi preferisce sfidarne le onde o perdersi nel mondo magico dei suoi fondali. E’ necessario perché “no blue, no green”. Se guardiamo le foto della terra riprese dallo spazio ci appare azzurra, e la cosa non stupisce visto che gli oceani occupano i sette decimi del globo. Da loro la vita ha avuto inizio e continuano a essere un immenso serbatoio di vita, indispensabile come l’aria alla sopravvivenza stessa della terra e di chi la abita. Una terra purtroppo sempre meno verde, che speriamo possa rimanere almeno il nostro “pianeta blu”.

“Quell’orizzonte aperto sarebbe stato sempre lì, un invito ad andare”: da Hugo Pratt “Corto Maltese, Una ballata del mare salato”. Un bellissimo libro di mare e di avventura.

A.M.

Pubblicato su il reporter

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3 Comments
  1. Rispondi

    Caterina

    07/05/2010

    Il Mare è memoria: come potremmo dimenticarlo? caterina

  2. Rispondi

    Sabrina

    07/05/2010

    io che sono da sempre una donna libera nello spirito amo profondamente il mare xkè nn ha confini!!!!!!!!!!!!!

  3. Rispondi

    A.M.

    09/05/2010

    Un interessante scambio di pareri su questo post pubblicato su Facebook

    quando presto la guerra per il petrolio sarà finita , inizierà la guerra per l’acqua come fonte energetica , d’altronde i mezzi tecnologici per soddisfare il fabbisogno energetico globale con le fonti d’energia alternative a costo zero li hanno già , ma ancora non conviene , poi anche l’acqua avrà il suo costo al barile , i potenti stanno già presidiando le zone più ricche d’acqua ( es :Brasile ) .IL buon Carlo Rubbia ( che ha fatto il mio stesso liceo scientifico a Gorizia ) non molto tempo fa ha detto che le centrali nucleari in realtà possono sopperire al massimo il 20 % del fabbisogno energetico , mentre le fonti alternative a costo zero sono sufficienti a soddisfare il totale fabbisogno . Mi pare che quando ha fatto questa dichiarazione era direttore di qualche centro scientifico ed in seguito è stato destituito o meglio lo hanno segato. Paola

    Come non essere d’accordo? Ciao. Vittorio

    anche in Sudan la guerra che ha insanguinato il sud e che ancora lo mantiene instabile è legata più che al petrolio all’acqua. Ne parla diffusamente Salza nel suo drammatico libro “Niente” per l’acqua si combatteranno le prossime guerre. E tra l’altro è un problema molto più complesso perchè l’acqua scorre… e chi vive a monte può appropriarsene con dighe e invasi e assetare interi paesi, distruggere intere economie agricole. Purtroppo succede già. L’acqua non solo è pubblica, ma è anche proprietà non di un paese ma dell’umanità… Anna

    E per ora è ancora niente , pensiamo a quando quella marea nera e puzzolente arriverà alle spiagge , ne abbiamo già visti troppi di questi disastri . Ma che non riescano a fare in modo che non succedano ? ciao Carla

    Non credo più ci sia qualcosa che possa servire da monito agli uomini. Nemmeno la peggior catastrofe.L’importante è monetizzare. Per questo l’uomo vende se stesso. Sonia

    E’ una grande ferita ed una sconfitta per tutti, soprattutto per l’indifferenza e la rassegnazione dell’uomo “medio” di fronte a questi eventi ormai considerati “inevitabili” quando invece evitabili lo sono eccome! ma le persone vengono puntualmente ed abilmente distolte per sfocare ogni situazione “pesante” e sconveniente; …quale strada per cambiare? questo è il dilemma; forse solamente nell’etica di ognuno di noi. Roberto

    In nome dell’etica ho lottato tantissimo. Non ho voluto girare la testa e magari guadagnarci ma, credetemi, certa gente ha una rete fittissima di connivenze e la giustizia (intenzionalmente minuscola) NON è uguale per tutti. Per i soldi sono uniti e in nome di quelli tutto è concesso. Nulla è come sembra! Sonia

    Concordo pienamente; io infatti mi riferivo all’etica strettamente personale, forse l’unica strada per far crescere l’uomo; partendo da noi stessi, piccole gocce di un mare “inquinato” che ci inquina; sicuramente non cambieremo il mondo ma almeno non ci adegueremo a questa “normalità” anomala…e forse l’esempio avrà un effetto di contagio positivo. Roberto

    all’esempio ho fatto appello, ma di fronte alla forza economica di questi “signori” del potere tutto e tutti devono piegarsi.
    Credibile sperare ancora? …….speriamo nel contagio…….. come lo intendiamo noi! Sonia

    …se non puoi cambiare il mondo sii tu quel mondo che vorresti.. Caterina

    Tradotto in pratica? A volte ti trovi gioco forza ad incrociare la strada di qualcuno che pensa bene di arrotarti…..Poter nascere indovini. Non avrei mai percorso quella via. Sonia

    In questo caso mi concedo una citazione. Il libro di Terzani “La rivoluzione dentro di noi,” a cura di Gloria Germani, offre spunti efficaci sull’argomento. Altrettanto vale quanto afferma Hermann Hesse:” la vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero… Caterina

    io credo che dobbiamo porci degli obiettivi e non perdere la speranza, consapevoli però che le utopie rimangono utopie, che solo indicano la strada da seguire e da perseguire. So che sono più le delusioni delle conquiste, ma non possiamo rinunciare alle cose in cui crediamo. Quella sarebbe la vera sconfitta. Anna

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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