Il Senso del Viaggio

Oggi ci si sposta molto e si viaggia poco

on
24/08/2008

Ho letto la bella intervista a Pino Cacucci sul blog “Viaggiando” di Giulia Cavallaro. Riporto qui di seguito un estratto della prima parte, c’è molto su cui riflettere… A.M.

“Oggi ci si sposta molto e si viaggia poco, se per viaggio intendiamo andare altrove per conoscere genti e luoghi diversi, fare esperienze con i pori aperti dalla curiosità, non semplicemente “andare in vacanza”. (…)
Non so se definirmi un viaggiatore, so che avverto il bisogno di spostarmi e non resisto per troppo tempo fermo nello stesso posto, ma non intendo neppure il viaggio come sorta di moto perpetuo: c’è chi mette le “bandierine” sul mappamondo dicendo “quest’anno ho fatto la Thailandia, l’anno prossimo farò la Patagonia…” e a suo modo è una nevrosi anche questa. Viaggio fermandomi a lungo, per conoscere, per ascoltare gli altri, per entrare lentamente sotto la superficie dei luoghi… Agli inizi degli anni 80 ammetto che le mie erano più fughe che viaggi: fuggivo da un’Italia che non sopportavo, poi, maturando e imparando strada facendo, oggi apprezzo la lentezza e non più la fuga. Ma rispetto chi fugge, quando tutto diventa insopportabile. E’ pur sempre un modo per liberarsi dall’asfissiante realtà quotidiana e scoprire che altrove c’è il resto del mondo, che grazie alle sue diversità ci insegna a vivere attraverso l’esperienza. L’America Latina è per me, come per molti, una fonte inesauribile di passioni, e se qui le passioni si assopiscono, se vengono “sedate”, allora ben venga un viaggio per riappassionarsi, ma senza illudersi di trovare terre promesse, che non esistono. Chi ha ancora la sana capacità di  sognare, può aiutarci a ricominciare a farlo, a ricordarci quanto sia avvilente l’esistenza senza utopie, senza l’istinto di reagire alla realtà opprimente che spesso viviamo.
Tutti i viaggi sono per me “belli”, nel senso che mi arricchiscono l’anima e la memoria, anche quando sono travagliati o difficoltosi. Del resto, ho raccontato tanto dei miei viaggi, li ho messi a frutto per scrivere tante cose, che dovrei dire: tutto è valso la pena di farlo e raccontarlo. Forse ricordo in modo particolare la prima partenza per il Messico, nell’82, e ripenso a quello sguardo della prima volta, a quei pori aperti in maniera candida e forse ingenua, pronto a recepire qualsiasi evento, dettaglio… Con il tempo, si perde quella freschezza, si maturano esperienze, utilissime per continuare a viaggiare, ma non si riprova più l’emozione iniziale.”

Pino Cacucci

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2 Comments
  1. Rispondi

    giulia

    30/12/2008

    Pino Cacucci è davvero grandioso ed è stato davvero emozionante intervistarlo…grazie per aver diffuso le sue belle parole!

  2. Rispondi

    A.M.

    31/12/2008

    Grazie a te Giulia per averle raccolte…

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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