Il Senso del Viaggio

Oriente, fra tradizione e globalizzazione

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19/03/2010

 Pubblicato su il reporter

Dell’Asia, dell’Oriente e dell’India, la sua anima pulsante, tutto è già stato detto e scritto. Difficile aggiungere senso o non cadere in un facile esotismo. Più che fare delle riflessioni, cercherò di trasmettere sensazioni, o meglio “esperienze”, come scriveva Moravia a proposito dell’India. Perché se per parlare d’Europa è bene fare un passo indietro, per raccontare l’Oriente bisogna entrarci, farne esperienza appunto, lasciandoci andare al ritmo della vita, spogliandoci delle nostre sovrastrutture mentali, accettandone le contraddizioni ed evitando di giudicare in base ai consueti parametri di efficienza e razionalità. Altrimenti meglio rimanere in Occidente o nelle isole d’Occidente sparse in giro per il globo.

Scriveva l’autore palestinese Edward W. Said: “L’Oriente non è solo adiacente all’Europa, è anche… la fonte delle sue civiltà e delle sue lingue; è il concorrente in campo culturale; è uno dei più ricorrenti e radicali simboli del diverso. E ancora l’Oriente ha contribuito, per contrapposizione, a definire l’immagine, l’idea, la personalità e l’esperienza dell’Europa e dell’Occidente”. Può oggi sembrare che questa diversità di cui l’Oriente è portatore sia stata soffocata da una transizione troppo rapida verso la modernità accompagnata da un altrettanto veloce processo di inurbamento. La visione occidentale del mondo sembra aver travolto quella orientale. Ma se i paesi del sud est asiatico hanno perso la propria identità, se in Cina il pensiero si è appiattito e le tradizioni sono state distrutte e sostituite con valori presi in prestito, altrove storia millenaria e futuro ipertecnologico, forza delle tradizioni e globalizzazione coesistono.

Viaggiando in Asia si ha davvero la sensazione di vivere contemporaneamente in epoche diverse. Per ritrovare il fascino della tradizione non è necessario varcare dei confini, come quello fra la Thailandia e il Laos, è sufficiente muoversi all’interno di uno stesso paese ma fuori dalle rotte più turistiche, liberandosi da paure e difese. Non è difficile farlo perché l’Asia, con le dovute eccezioni, è il più “friendly” di tutti i continenti non occidentali. Gli orientali sono amichevoli non perché sorridono sempre, come recita un diffuso stereotipo, ma perché davvero disponibili e gentili. E poi ad ambientarsi in fretta contribuiscono la diffusione dell’inglese, i costi accessibili e il modo di vita informale per cui il bagaglio essenziale può essere costituito da un semplice pareo, dei pantaloni di tela, una T-shirt e un paio di ciabattine infradito. Si scoprirà allora un mondo altro, un’Asia dove il sacro è una presenza quotidiana, viva e costante. Se è vero che proprio qui si è affermato più che altrove il materialismo, è anche vero che è stato vissuto quasi come una religione, senza un dio forse, ma con i suoi profeti. E poi a guardar bene di materialismo siamo affetti soprattutto noi occidentali.

In Asia i gesti e i riti quotidiani sono una testimonianza di un’attenzione al divino che non è presente solo nei templi di Bali o Kathmandu, ma anche nella congestionata Bangkok. Spiritualità è accendere un bastoncino d’incenso, appoggiare un fiore di ibisco ai piedi di un’immagine sacra, appiccicare una sottile lamina d’oro sulla statua del Buddha, erigere una piccola casa per gli spiriti accanto alla propria e forse soprattutto congiungere le mani all’altezza del cuore e salutare con un “namaste”, “salve al sacro che è in te”. L’Oriente può per noi essere ancora un viaggio dell’anima da cui tornare arricchiti da quella dimensione di spiritualità che abbiamo perso, con in aggiunta un pizzico di magia e irrazionalità.

Per approfondire: Tiziano Terzani “In Asia” e Ilaria Maria Sala “Il Dio dell’Asia”. E naturalmente il “Siddharta” di Hermann Hesse.

A.M.

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5 Comments
  1. Rispondi

    Caterina

    20/03/2010

    Grazie Anna. Ne sono convinta e le tue parole mi ripropongono concetti esaurientemente trattati in “la rivoluzione dentro di noi” di Tiziano Terzani: Gloria Germani, indologa. Bentornata
    caterina

  2. Rispondi

    Donatella

    20/03/2010

    Ben tornata Anna…leggo con ammirazione ed emozione tutto ciò che racconti dei tuoi incredibili ed evventurosi viaggi…ti invidio:) esperienze indimenticabili… Una terra ricca di religione, di magia, di mistero…complimenti:)

  3. Rispondi

    A.M.

    21/03/2010

    Grazie Donatella e grazie Caterina. E’ vero, è inevitabile avere Tiziano Terzani come punto di riferimento quando si parla d’Oriente. E condivido il suo pensiero sulla sopravvivenza di un’India tradizionale e spirituale accanto a quella che viaggia veloce verso la modernità…

  4. Rispondi

    carlo

    30/03/2010

    (Capito qui per caso tramite gli intricati sentieri digitali)Io non capito moltissimo dal suo post. Non c’è un vero filo conduttore e si fa fatica ad individuare il senso. Un titolo così importante per dire cosa? Ho cercato anche in suoi articoli precedenti correlati all’argomento/i ma non ho trovato fortuna. Parolone come “tradizione” e “globalizzazione” sono una vera e propria avventura per chi non ne possiede i fondamenti concettuali. Ho visto che lei è appena tornata dall’India. Bene, gli indiani per il suo articolo userebbero il termine di “kichri”, ovvero un miscuglio superficiale, coacervo di lemmi e citazioni per riempire spazi, bocche, pensieri vuoti…etc.
    Invece ho apprezzato altri suoi articoli precedenti, quelli che mi danno leggerezza, pensando al fascino di una vacanza esotica.
    Grazie

  5. Rispondi

    A.M.

    30/03/2010

    Grazie Carlo per questa critica. Utile anche se può far maluccio. In genere i commenti che mi vengono inviati sono positivi e invece si cresce anche e forse soprattutto sulle critiche. Rileggendo questo mio post sull’Asia trovo un’eccessiva ripetizione di concetti già espressi da Terzani, come sottolinea anche Caterina. Sarà che ho letto e riletto tutti i suoi libri, evidentemente li ho introiettati, pur senza certo avere le sue doti nel raccontare. Condivido meno giudizi tipo quello di “pensieri vuoti” e di “non possedere i fondamenti concettuali per parole come tradizione e globalizzazione…” Forse perché il mio atteggiamento, quando leggo quanto altri scrivono, può essere critico ma non giudicante, soprattutto se non conosco la persona e capito un po’ per caso su un suo sito. E comunque non voglio atteggiarmi ad antropologa o similare, i miei post nascono soprattutto dall’esperienza del viaggio e dalla riflessione su mie letture. Se questo significa superficialità e vuoto, che sia, a me serve e qualcun altro ognitanto mi legge, chi per caso, chi per scelta.
    Sulle citazioni è vero, possono essere usate per riempire dei vuoti. Personalmente però le uso quando le condivido, mi piace rimetterle in circolo senza però appropriarmene. Ma visto che le amo, finisco per abusarne, anche questo è un ottimo spunto di riflessione.
    E rispetto allo spaesamento “da blog”, è inevitabile credo. Perché il senso di un blog è semplicemente raccontarsi, il blog è un diario online. Non è obbligatorio un filo conduttore. Per questo blog comunque c’è, è il viaggio e sono le radici. Sinceramente mi sembra abbastanza evidente. I blog a differenza dei siti hanno uno sviluppo temporale e quindi inevitabilmente non hanno un ordine preciso. Per cercare però di riordinare le idee ho creato una sorta di indice organizzato per parole e lettere dell’alfabeto sulla destra. Personalmente mi aiuta a ritrovare riflessioni e pensieri. Spero sia d’aiuto anche agli altri naviganti.
    E per finire cercherò di seguire il suo consiglio sulla leggerezza, sempre ottimo.
    Buona navigazione…
    Anna

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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