Bellitalia: ossigeno, bellezza e identità
Questa foto che tocca le corde del cuore fra qualche anno potrebbe essere frutto solo di un fotomontaggio. Al posto dei campi l’autostrada VA-CO-LC. Eppure migliaia di persone hanno segnalato questa Brughiera tanto da farne il Luogo del Cuore del Censimento FAI 2010 (Fondo Ambiente Italiano) più votato a Como e provincia, il 18° su 2.225 nella classifica regionale e il 65° su 14.555 luoghi segnalati su scala nazionale. Addirittura la nostra brughiera è al 5° posto assoluto nella classifica nazionale per la tipologia “aree naturali”: una splendida notizia naturalmente, ma c’è un rovescio della medaglia e vi spiego il perché…
Scorrendo l’elenco dei luoghi più votati troviamo eremi, chiese, pievi, torri, oratori, castelli, santuari, fortezze, monasteri, palazzi, ville, piazze… mentre ricorrono con molta meno frequenza i parchi e le aree naturali. Questo perché siamo “naturalmente” (!!) portati a ribellarci alla distruzione di un’opera d’arte, ma rimaniamo spesso indifferenti al degrado ambientale, all’inquinamento di aria e acqua e al consumo indiscriminato del suolo. Eppure sono tre beni sempre più scarsi e preziosi per la vita stessa. Soprattutto in Lombardia che sarà pure il motore della nazione, ma è anche la regione a maggior densità insediativa e tra le aree più inquinate e cementificate d’Italia. L’Italia è il paese più ricco al mondo di tesori d’arte, non solo pitture o sculture, ma chiese, palazzi e interi centri storici. L’Italia era una sorta di grande museo all’aperto, dove l’architettura per secoli si è sposata all’ambiente circostante trasformandolo senza stravolgerlo e creando quel paesaggio che per l’intero mondo è sinonimo di bellezza e armonia. Noi che ci siamo nati l’abbiamo dato per scontato, così, lentamente e subdolamente il brutto ha invaso il nostro quotidiano sotto forma di letali ferite all’ambiente, cementificazione selvaggia e dubbie prove d’architetto. I nostri tesori architettonici sono stati privati per sempre di quell’armonia che solo gli antichi centri e i paesaggi rurali regalavano loro. Le campagne sono state abbandonate, fagocitate da periferie urbane informi, sfigurate da sempre nuove strade ed erose da una natura non più addomesticata. Una natura negata, ma capace quando si sveglia di dimostrarci la sua forza e la nostra impotenza.
Abbiamo accettato questo scempio rassegnati o indifferenti, qualcuno anche di buon grado, convinto che fosse il prezzo da pagare al progresso e alla modernità. Crescita economica, PIL e sviluppo sono diventati sinonimo di benessere, sul loro altare abbiamo sacrificato gran parte del patrimonio di natura e di paesaggio che avevamo ereditato dalla terra e dai nostri padri. Una perdita irreversibile non solo di bellezza, ma anche d’identità. Eravamo gente di campagna, oggi ne stiamo perdendo anche la memoria, viviamo in città congestionate o in desolate periferie, conosciamo solo asfalto e cemento, aria condizionata e luce artificiale. Alberelli stenti, animali domestici umanizzati e i mondi virtuali di TV e PC sono la sola natura frequentata dai nostri figli. Per questo i “parchi” e le “aree naturali” sopravvissuti sono un patrimonio da salvare ad ogni costo. Perché rappresentano ciò che più ci è necessario: ossigeno, bellezza e identità.
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