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14/09/2015

Una riflessione sull’amore in risposta a un uomo che all’amore rinuncia per essere libero di “voler bene” alle donne che ama o ha amato (detto così sembra complicato, ma è, con qualche variante, il solito triangolo con il suo inevitabile carico di sofferenza)

Ho provAnna Maspero_Boliviaato nella vita dei momenti perfetti (o quasi perfetti). Alcuni in solitudine in luoghi speciali, altri con persone speciali, altri con uomini che ho amato (speciali? Per lo meno così ci si illude sempre, poi, quando l’uovo si rompe, si scopre la sorpresa…). Prendo spunto per la mia riflessione da una foto scattata il mese scorso in Ladakh, un’immagine simbolica e piuttosto diffusa nell’arte buddhista, che rappresenta una divinità maschile nell’atto di unione sessuale con la consorte. Potrebbe sembrare una posizione di quel Kamasutra da noi occidentali spesso ridotto a semplice performance erotico-sessuale, ma per i buddhisti questa immagine è la sacra unione cosmica, il “momento perfetto” appunto. E non è casuale che sia rappresentato da un accoppiamento fra divinità. Così come questa immagine ha un significato molto più ampio dell’amplesso che vi è raffigurato, anche il rapporto d’amore è un insieme complesso e non certo riducibile al solo aspetto sessuale, che pure ne è parte importante (affermazione scontata, ma premessa necessaria se qualcuno pensa che la discriminante fra amore e voler bene sia semplicemente sesso sì o no).

Cos’è l’amore? E’ intimità profonda. Quella che non si può avere con amici o amiche di lunga data e neppure con ex compagni con cui si è rimasti in buoni rapporti. Quella che nasce dalla magia di un incontro con un essere cui ti senti profondamente attratto e affine per vissuto, passioni e modi di sentire. Alla conoscenza reciproca segue quell’intimità dove l’affetto si mescola all’erotismo e alla complicità, alla voglia di condivisione e di progettazione, perché senza progetti tutti i rapporti sono effimeri. Se si ha la fortuna di un incontro con un’anima gemella e se ce ne sono le condizioni, è naturale desiderare che lui/lei diventi il compagno/a con cui condividere quell’intimità fatta di pensieri e di corpi, di momenti perfetti e anche imperfetti, che chiamiamo per semplicità amore.

Un aspetto spesso contraddetto dai fatti è l’esclusività del rapporto. Difficile oggi credere in quel “finché morte non vi separi” che era legge fino a poche generazioni fa. Se non è realistico quel “per sempre”, lo è il “qui e ora” e una scelta rinnovata giorno dopo giorno. Certo si può essere attratti anche da più di una persona allo stesso tempo, ma la mia personale conclusione, spero scevra da falsi moralismi e condizionamenti, è che, se un rapporto appaga, cedere alla “curiosità” e cercare evasioni in altre possibili intimità complicherebbe solo la vita e sarebbe l’eutanasia di un amore. In fondo è come in un viaggio: se si vuol vedere troppo i problemi aumentano e si rischia di perdere in profondità e spesso anche in piacere.

Se poi la vita, come spesso accade, ci toglie quel che ci aveva dato, è ancora un proverbio buddhista che ci può aiutare a continuare il nostro cammino: “Alla fine solo tre cose contano: quanto hai amato, come gentilmente hai vissuto e con quanta grazia hai lasciato andare cose non destinate a te.

 Anna

P.S. Mi scuso se con questo post, facendo riferimento a persone e fatti reali, posso avere toccato qualche corda sensibile, ma ho cercato di depurare lo scritto dalle vicende personali se non lo stretto necessario per contestualizzare le mie riflessioni che davvero non sono elucubrazioni gratuite. Sono stata incerta se condividere questi pensieri attraverso uno strumento pubblico come il blog, ma in fondo il blog non è altro che il proprio diario online e non ho nulla da nascondere. Una riflessione seria sul proprio vissuto aiuta a capirlo, a superarlo, a farne tesoro e condividerlo può essere liberatorio per sé e forse di aiuto ad altri. Non ultimo, diversi amici, virtuali e non, che in questi tre mesi mi hanno vista rabbuiata e hanno letto sui social network dei miei messaggi non sempre facili da interpretare, mi avevano chiesto spiegazioni. Questo post è una risposta a loro e un momento di condivisione di un tema, l’amore, più intimo del viaggio ma che al viaggio assomiglia. Nel mio libro Il Mondo nelle Mani ho scritto: “Il viaggio in fondo assomiglia all’amore: quel misto di timore e di attrazione per ciò che sta là fuori sono gli stessi che si provano per il partner, lo stupore della prima volta in un luogo ricorda quello del primo incontro, la curiosità della scoperta dell’altrove somiglia alla scoperta dell’altro. E poi il piacere dell’avventura, il senso di leggerezza, l’abbandono a nuove emozioni ed esperienze sensoriali, gli occhi che si fanno attenti alle sfumature, il mondo che ha nuovi colori e sapori. E anche, nel viaggio come nell’amore, non mancano ansie, fatiche, patimenti e imprevisti di percorso, perché dentro alla passione c’è sempre anche un poco di pathos, di “patimento”. Non manca neppure, come nell’amore, il rischio della delusione, perché da entrambi ci si aspetta sempre molto, forse troppo. E infine c’è il piacere del ricordo, qualche volta anche migliore del vissuto, perché è dimostrato che la memoria tende a selezionare il bello e a rimuovere il resto”.

Per concludere, visto che prendere le cose che vengono con un po’ d’ironia è sempre salutare, aggiungo in calce le sagge parole di Snoopy e riassumo il mio stato d’animo con parole più chiare per fugare dubbi: in questi mesi ero in “pause” (pausa di riflessione, in questo caso subita), ora sono in “stop” (lutto), spero di premere un giorno di nuovo il tasto “play” (never say never, in fondo sono solo una splendida 50enne!). In estrema sintesi: sono sempre dispari 🙂 e di nuovo single 🙁

Anna

Uomini pazzi

 Della serie: la prossima volta ci starò più attenta…

 

 

 

 

 

Per chi invece, per passare dal profano al sacro, volesse sapere qualcosa in più sulla foto d’apertura, rappresenta il dio Guhyasamaja con la sua consorte Sparsha Vajra ed è uno dei tantra più antichi e forse il più esplicito per quel che riguarda la pratica psico-sessuale del tantra. Qui trovate un’esauriente spiegazione dello Yab-yum (in Tibetano “padre-madre”).

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9 Comments
  1. Rispondi

    F

    16/09/2015

    e’ una riflessione filosofica, vissuta, e così sentita che mi è entrata diritta dentro il cuore. L’ironia finale e’ una ciliegina che ho gustato molto
    Più di così non c’è da dire
    Speriamo di ritrovare un po’ di fiducia e di curiosità in futuro

  2. Rispondi

    Ros

    16/09/2015

    Ciao
    Letto il tuo post.
    Ti devo ringraziare per aver scelto di condividere, dando motivi di riflessione, hai trasformato la tua tristezza in un dono per chi leggendoti si arricchisce e si confronta.
    Un abbraccio

  3. Rispondi

    TS

    17/09/2015

    Cara Anna, il raccontare le proprie esperienze, soprattutto di quelle che graffiano l’anima, lo trovo terapeutico, liberatorio, anche se, come dici tu “il lutto” lo si smaltisce lentamente. Tutto a suo tempo.
    La vita ha tante sorprese belle e meno belle e da ogni esperienza ne traiamo insegnamenti per noi stessi, che ci possono far crescere. Ti auguro che possa voltare pagina al più presto.
    Un abbraccio

  4. Rispondi

    MiciNachà

    18/09/2015

    grazie ad @AnnaMaspero per questa bella riflessione

  5. Rispondi

    Alessandro

    20/09/2015

    Cara Anna, quando sei abbandonati da chi ami, non soffri perchè non sei più amato, soffri perchè non puoi più amare, perchè sei come uno scultore che non può più scolpire, finire la sua opera, così stai male per tutto l’immenso amore che ti costringe a trattenere e sprecare lasciandolo marcire dentro di te. MA sei un artista e con il tempo riprenderai a scolpire ancora altre opere più perfette…

    • Rispondi

      Anna Maspero

      20/09/2015

      Sì Ale, è davvero un peccato sprecare l’amore. E, come reazione, c’è la tentazione di rinunciare ad amare per non provare dolore. Ma, prendendomi il tempo necessario per rimettere insieme i pezzi, credo di avere dentro ancora la voglia di mettermi in gioco. Grazie 🙂

  6. Rispondi

    Cris

    21/09/2015

    Amare, viaggiare, ricordare, lasciare andare. Aggiungerei trasformare e da lì ripartire. Con la valigia carica e la passione nel cuore. Succederà così e tu ci sarai.

  7. Rispondi

    andre

    09/10/2015

    Belle riflessioni che condivido assolutamente, l’amore nella coppia è sempre più martoriato a qualsiasi età, egosimo, individualismo, paure, fragilità e poca responsabilità vedo nelle fugure maschili, ma cos’è successo ? Credo sempre più nelle buone amicizie quelle ci sono sempre e non finiscono mai e credo che l’amore universale sia una buona strada

  8. Rispondi

    albertina e andrea

    10/10/2015

    ciao,
    non avevo letto quanto hai scritto qui e non capivo cos’era successo. Ti auguro di trovare quello che sogni al più presto perchè senza amore ci si sente un po’ morti. Spero di sentirti perchè parlare dei problemi può rasserenare e farci sentire veramente in pace. Con la pace e la serenità non può che venirti ogni bene.
    albertina e andrea

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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