Se non c’è rimedio perché te la prendi?
Vacanze finite, si torna a casa e quel sorriso che in viaggio eravamo capaci di regalare e regalarci, si trasforma rapidamente nello sguardo assassino dell’automobilista alla ricerca di un parcheggio, nel tono insofferente dei rapporti quotidiani, nelle imprecazioni per le nuove tasse che si addensano sulle nostre teste. Come sempre, e forse più di sempre a causa delle circostanze che non inducono proprio all’ottimismo, rientriamo nella pesantezza del nostro vivere quotidiano in attesa, o nella speranza, della boccata d’ossigeno di una nuova partenza.
Pure, quel che ci può aiutare in questi tempi incerti è proprio il sorriso. Non un patetico quanto inutile sorriso forzato, ma un sorriso consapevole, del tipo: “Se c’è rimedio perché te la prendi? E se non c’è rimedio perché te la prendi?”. Una filosofia di vita che non di rado incontriamo nei nostri viaggi, ma che tendiamo a etichettare come fatalismo. Viaggiando, scopriamo paesi “messi male”, dove la gente ha però conservato la voglia di ridere, e non mi riferisco all’abusato luogo comune delle “popolazioni sorridenti” di cui i depliant turistici abbondano. Intendo proprio un approccio più leggero e “sostenibile” alla pesantezza del vivere. Quando viaggiamo siamo anche noi più disposti al sorriso, un po’ perché siamo in vacanza, un po’ perché sorridere è un naturale strumento di “captatio benevolentiæ” in un ambiente nuovo. Ma se riusciamo a guardarci con gli occhi dell’altro e a sorridere, il viaggio è capace anche di regalarci un salutare cambio prospettiva che aiuta a dare ad ogni cosa il suo giusto peso. Si tratta di prendere le distanze da noi stessi e da quel che accade intorno, aggiungendo un pizzico di autoironia al nostro sguardo.
Dunque non solo il sorriso come lingua universale capace di aprire molte porte, ma anche quella leggerezza mista a distacco comunemente chiamata “sense of humour”, e giustamente visto che gli inglesi rimangono maestri in materia. Non tutti nascono con questo dono assolutamente prezioso e noi italiani, pur spacciandoci per un popolo allegro e sorridente, in realtà siamo pericolosamente tentati dall’autocompiangimento. Umorismo e autoironia sono invece ottimi antidoti per affrontare non solo gli eventuali disagi di un viaggio, ma anche il peso del quotidiano. Non è, come potrebbe sembrare, un approccio qualunquista o superficiale, anzi, umorismo e autoironia sono antidoti anche a fanatismo e intolleranza, visto che aiutano a ritrovare il senso della relatività e a sorridere delle differenze. Non è un caso che la satira sia sempre duramente osteggiata nei paesi totalitari e sia lo spauracchio anche di molti politici che, quando sono presi di mira, reagiscono con denunce di diffamazione spesso esagerate.
Dunque, sorridi, e non solo in vacanza! 🙂
Letture consigliate: la letteratura di viaggio “made in Britain” dagli anni trenta con Waugh, Greene, Byron e Stark fino agli ultimi scritti di Osborne: tutti autori “very British” anche nello snobismo. Ma soprattutto gli aforismi del grande Oscar Wilde, uno che di ironia se ne intendeva e che l’intolleranza l’ha pagata a carissimo prezzo.
Pubblicato su il reporter -Parole Nomadi – Sorriso