Se non ora, quando?
P come Presente o P come Passato? Lo spunto è l’ultimo film di Woody Allen, “Midnight in Paris”, una poetica (e per nulla patetica) ricerca dell’età dell’oro attraverso una sorta di fiaba-sogno che si ripete puntuale allo scoccare della mezzanotte. Proprio come in “Corte Sconta” di Hugo Pratt i veneziani: “aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno per sempre in posti bellissimi e altre storie…”.
Come sempre accade, anche in questo caso l’età dell’oro è altrove nello spazio, Parigi, e nel tempo, gli anni ’20 o la “belle epoque”, dipende dai gusti, ma comunque in un passato più o meno remoto. E non potrebbe essere diversamente soprattutto oggi, viste le ombre che gravano sul nostro presente incerto e che si allungano anche sul futuro. Slogan come “vogliamo tutto e subito”, “qui e ora”, appartengono a un tempo archiviato. E quelli della mia generazione che li gridavano non molti lustri fa, possono capire che i giovani di oggi si sentano scippati del diritto al futuro perché, come ha sintetizzato perfettamente un cabarettista tedesco, “un tempo il futuro era migliore”. Alla fine però il protagonista del film di Allen non si rifugia nel sogno del passato e neppure nella prigione di un futuro di apparenze e di effimero successo, ma sceglie il presente. Dunque “l’hic et nunc” dei latini, il “qui ed ora” della filosofia zen? Non esattamente, visto che lascia Hollywood, promessa sposa e lavoro, per vivere a Parigi, scegliendo sì il tempo presente ma un luogo diverso da quello in cui abitava.
Certo, la gente normale non può così facilmente “mollare tutto e andare via” come succede nelle fiction, che siano film o libri. Forse è però possibile concedersi un viaggio, anche se breve o a breve raggio. Non come surrogato di una fuga altrove, ma come occasione per ritrovare il contatto con il presente e intravedere qualche riflesso dorato anche in quest’età in cui ci è stato dato in sorte di vivere. In viaggio si impara a vivere “al presente”. In viaggio siamo curiosi, osserviamo i dettagli e la bellezza del mondo, assaporiamo l’attimo e godiamo del piacere semplice di respirare, di muoverci, di vivere, vivere solamente… Ci ritroviamo ad affrontare con il sorriso i piccoli quotidiani problemi di “sopravvivenza”, rinunciando senza troppa fatica alle abitudini, superando le paure, esponendoci al diverso e accettando l’imprevisto. In viaggio procediamo passo dopo passo, attimo dopo attimo, come ci insegnano altre culture non proiettate come la nostra alla rincorsa frenetica del futuro o imprigionate in un endemico rimpianto del passato e ormai “per default” abituate a lamentarsi sempre del presente. Allora, se ci è possibile, per questo Natale scegliamo un viaggio come regalo. Non perché le feste comandate siano una coazione a partire, non perché idealizziamo l’altrove, non come surrogato a un cambio totale di orizzonti, ma perché… “se non ora, quando?”. Una domanda che dovrebbe diventare il nostro mantra quotidiano.
Pubblicato in Parole Nomadi – Il reporter – P come Presente