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25/02/2011

Il prossimo 28 febbraio sarà lo “slow day”, la giornata della lentezza. E’ una parola che va di moda. Ha iniziato lo “slow food” e poi si è passati allo “slow travel”, argomenti su cui si è scritto tantissimo. Quindi per evitare ripetizioni, questa volta preferisco una divagazione meno saggistica e più personale… Oggi ho risposto a un amico viaggiatore che mi aveva prima inviato e poi sollecitato a leggere il suo manoscritto di 136 pagine: “Non ho tempo” e altre due persone a cui volevo parlare mi hanno dato la stessa risposta. E’ una frase sgradevole, ma che sentiamo ripetere spesso e che probabilmente usiamo spesso, forse perché abbiamo davvero cose vitali da fare, ma forse anche perché ci fa sentire più importanti. E poi non avere tempo ci impedisce di fermarci ad ascoltare e ad ascoltarci.

Questa volta io l’ho detto esattamente per il motivo opposto. Non mi importa di sentirmi importante (l’allitterazione è rafforzativa…) o necessaria. Vorrei riprendermi il tempo. Ho voglia di fermarmi ad ascoltare. Voglio sentire la vita. La primavera che arriva. Le giornate che si allungano. Voglio parlare con il mio vicino. Essere gentile. Sorridere. Leggere. Camminare (lentamente). Voglio perdere tempo. Avere un attimo in cui posso pensare di non dovere fare nulla. Stare in ozio. Guardare un film stupido. Fare una telefonata lunga un’ora. Stare ferma, o meglio girare al ritmo della terra. Fare la pace con il tempo. Voglio fare un viaggio lungo, uno di quelli che parti e non sai quando torni… proprio come un viaggiatore vero e non un turista, secondo la definizione classica. Non mi importa se vicino o lontano, basta che sia lento e lungo. Senza orologi. E che abbia tanti “tempi morti”. Voglio perdermi per un po’. O far perdere le mie tracce. Non devo più conquistare il mondo, ma vorrei farmi conquistare dal mondo. C’è un tempo per tutto, e adesso vorrei fosse il momento di avere tempo. Non solo avere del tempo libero, ma anche del tempo vuoto, senza obiettivi da conseguire. E invece tutte queste parole suonano utopiche perché se le giornate non me le riempiono gli altri me le riempio da sola in una sorta di attivismo patologico che assomiglia a una bulimico stakanovismo esistenziale. Avrei bisogno di andarmene un po’ in Africa, dove i ritmi sono rallentati, dove la gente qualche volta semplicemente sta e non fa sempre qualcosa. Mi ricordo di aver letto la storia di un esploratore bianco che viaggiava nella savana africana a tappe forzate aiutato da alcuni portatori. A un certo punto questi si fermano e si rifiutano di riprendere il cammino, dicendo che dovevano aspettare le loro anime rimaste indietro. Ecco io vorrei aspettare la mia anima. Vorrei premere il tasto “rewind”. Non è possibile? Allora prima che qualcuno prema “stop” vorrei mettere il nastro della vita in “pause”… Stop! Tempo scaduto. Mi hanno spiegato che i post non devono essere troppo lunghi, perché nessuno ha più tempo…

Lettura consigliata? Settimana scorsa suggerivo di spegnere la luce, questa anche di rilassarsi su un’amaca. Senza libri. Solo della buona musica.

Pubblicato su il reporter

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5 Comments
  1. Rispondi

    Giuseppina

    25/02/2011

    Anna,come hai ragione. Riaffiorano, leggendoti,ragioni sepolte,avvilite dai nostri ritmi moderni.e subito vien voglia di aspettare l’anima. Ti sto leggendo alle sette del mattino,il sole sta sorgendo,mi piace pensare che ho tutto il giorno a disposizione :guarderò il tenente Kojak gustandomi un’abbondante colazione. Non riordinerò la casa,nel disordine ho tutto a portata di mano ,ogni oggetto fuori posto potrebbe interessarmi,forse no…desidero invece ripassare un po’ di Risorgimento,Benigni mi ha stuzzicata. E l’aerosolterapia. Sì ,confesso,sono ammalata,ho una bronchite che non vuol passare e da qualche giorno sono a casa dal lavoro. Da sempre l’assenza per malattia dai miei impegni è stata una più vera presenza,uno spazio temporale in cui davvero mi sono concessa -e mi concedo -di tornare come una bambina,senza senso di responsabilità,senza senso del dovere,senza senso di colpa . I bambini gustano il tempo che vivono, non mettono fretta all’ anima,ci giocano.
    Grazie .

  2. Rispondi

    giorgio

    25/02/2011

    …condiviso su fb…con calma ovviamente…

  3. Rispondi

    Carmelo

    26/02/2011

    Con piacere farò una giornata ” slow down” anche io. ( Di corsa solo nello sport ) e prima che quel qualcuno prema stop vorrei per qualche istante avere la possibilità di premere rewind

  4. Rispondi

    laura (Raya)

    27/02/2011

    mi è piaciuto quello che hai scritto e soprattutto come, quasi ti sgorgasse dall’anima questa esigenza (che comprendo e condivido) sempre più urgente di ritrovare i ritmi della natura, specialmente noi prigionieri del cemento… RECUPERIAMO IL NOSTRO COLLEGAMENTO COSMICO!

  5. Rispondi

    A.M.

    02/03/2011

    Grazie a tutti per le belle riflessioni.
    E grazie Giuseppina per la riflessione sui bambini.I bambini vivono il tempo, noi lo rincorriamo… Dobbiamo aspettare dunque una sana influenza per riappropriarcene? Io sono pure di sana e robusta costituzione! Sai che è vero… i sensi che più uso alla fine sono proprio senso del dovere e senso di responsabilità . Di colpa no. Ma bastano quei due per renderti la vita difficile. Forse posso sperare nella vecchiaia che è un po’ come tornare bambini…

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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