Solo andata: la voce dei migranti
Ho letto su Reporter una recensione di Anna Gallo del libro di Erri De Luca, Solo andata, righe che vanno troppo spesso a capo. L’ho già ordinato, ma, ancora prima di leggerlo, vorrei condividere con voi le riflessioni di Anna, che mi hanno toccato nel profondo. E che c’entrano, e parecchio, con il viaggiare.
Non credo, come ha scritto qualcuno, che “viaggiare è un po’ migrare“, penso però che questi due termini siano due lati della stessa medaglia. Da una parte novecento milioni di persone che si spostano ogni anno per turismo, quindi per libera scelta e per piacere. Dall’altra gli emigranti, probabilmente non meno di 200 milioni di persone ogni anno, forse i soli veri viaggiatori moderni. Gente che sa cosa vuol dire lasciare la casa, mettersi in cammino, andare in un paese straniero… Per molti di loro il viaggio non è un diritto civile e per tutti rimane una dolorosa necessità. Un viaggio che, anche quando non si trasforma in tragedia, rimane comunque spesso senza ritorno. Turismo e emigrazione sono due flussi che si muovono in senso opposto, visto che la destinazione di molto turismo è da nord verso sud, dai paesi economicamente sviluppati a quelli che gli emigranti abbandonano per motivi economici o politici. Due flussi che però raramente si incontrano. Perché uno vola e guarda il mondo e le sue miserie dall’alto. O chiuso dentro stanze di hotel di lusso o blindato nei villaggi turistici. L’altro lo attraversa giù in basso, dentro camion strapieni o su carrette del mare. Due flussi che anche quando si incrociano nei luoghi di destinazione, spesso non comunicano. Proviamo allora a farli incontrare, per smascherare i pregiudizi e per capire che anche identità e differenze sono due facce della stessa medaglia.
“Durante i nostri viaggi ci ritroviamo tra persone simili agli immigrati nelle nostre città ormai multietniche, dove però la loro presenza è spesso accettata solo in quanto necessaria alla nostra economia e funzionale al nostro benessere. La nostra condizione di viaggiatori ci rende più permeabili e ci priva dell’abituale corazza di indifferenza e di pregiudizi che indossiamo in patria. Così l’incontro con queste persone nelle loro terre di origine potrebbe facilitare anche la comprensione reciproca e la convivenza, se solo al ritorno a casa riuscissimo a non contrapporre l’altrove al qui, ma a mantenere la stessa apertura mentale del viaggio” (da “A come Avventura“).
A.M.
Erri De Luca, Solo andata, righe che vanno troppo spesso a capo (Feltrinelli -10 €.)
Di Anna Gallo, venerdì 28 marzo 2008
Mi è ritornato in mano da poco. E ho riscoperto la bellezza e la forza di alcuni versi di Erri De Luca. La schiettezza e il ritmo delle parole legate dalla necessità. Non è il suo libro di più recente pubblicazione. Ma per fortuna i libri, quelli veri, non scadono come lo yogurt. Solo andata è un libro di poesia. Non una raccolta. Un’antologia. Ma un racconto in righe che vanno troppo spesso a capo. Non credo che la poesia sia nelle cose. Nel mondo. Ho sempre pensato alla poesia come a un paio di occhiali. Delle lenti che in particolari situazioni sono necessarie per guardare il mondo. Per osservarlo. Raccontarlo. Credo che Erri De Luca abbia indossato questi occhiali per poter raccontare una storia. Quella storia che si continua a svolgere sotto i nostri occhi. Ma che quasi non vediamo più. Quella storia che continua a ripetersi in un eterno ritorno dell’uguale. E’ la storia dei “migratori che attraversano il mondo, i continenti a piedi e poi alla fine sì, arrivano pure su questo bordo del Mediterraneo e si imbarcano su qualunque guscio di noce“. “Tanto per loro, quel guscio di noce, è un sollievo. Gigantesco. Ormai il viaggio non dipende più dai loro piedi. Il peso non sta più sulle loro spalle. Lo possono scaricare.” “La più grande epopea che si sta svolgendo sotto i nostri occhi.” Così Erri De Luca l’ha definita durante la presentazione del libro a Milano. E’ una epopea gigantesca. Un ribaltamento dei nostoi della letteratura greca antica. Non viaggiano per ritornare alla propria patria. Viaggiano per cercare una nuova terra. L’unica forma espressiva possibile per raccontare questa storia senza tempo è la poesia. Per dirla alla De Luca, “solo alla poesia e ai poeti la responsabilità di raccontarla“. Chi mi ha regalato Solo andata si dedica ormai a tempo pieno al diritto dell’immigrazione. Nel bigliettino mi ha scritto queste parole: “C’è poesia anche negli spazi bianchi, c’è il profumo della terra dei migranti, il calore del sole dell’Africa, l’odore della sabbia e la fatica di piedi che hanno camminato a lungo“. “Più scorre il tempo più mi lascio abitare dalle immagini che gli occhi di queste persone raccontano“.
Anna
Cara Anna (Gallo), grazie per avermi regalato il libro “Solo andata” di Erri De Luca. Sono poesie di rara intensità. Più delle mie parole possono le sue:
… Non fu il mare a raccoglierci, noi raccogliemmo il mare a braccia aperte.
… Il mare non è un fiume che sa il viaggio, è acqua selvatica.
… Siamo gli innumerevoli …
lastrichiamo di scheletri il vostro mare per camminarci sopra.
Non potete contarci, se contati aumentiamo
Figli dell’orizzonte che ci rovescia a sacco.
Faremo i servi, i figli che non fate,
nostre vite saranno i vostri libri d’avventura…
Anna (Gallo)
Cara Anna, sono felice che ti sia piaciuto. D’altronte a chi non piace Erri De Luca? Il libro che mi hai regalato, invece, è stato sommerso dalle incombenze quotidiane, nascosto alla mia vista da chili e chili di altri libri “di lavoro”. Mi piace credere (forse per giustificarmi) che non sia ancora arrivato il momento giusto per leggerlo…
un affettuoso saluto
Anna (Gallo)