Terra!!! (aggiornamento onda nera)
22 aprile – Giornata dedicata alla Madre Terra – Aggiornamento: l’onda nera e la nostra inadeguatezza
Il 22 aprile era la giornata della terra. Proprio quel giorno la piattaforma marina Deepwater Horizon della British Petroleum a seguito di un incidente ha iniziato a riversare nel Golfo del Messico decine di milioni tonnellate di greggio. Ad oggi non si è ancora trovato un sistema per fermarla. Un crimine contro l’ambiente che non può difendersi, ma che potrà distruggerci. Un turning point come l’11 settembre. Un’occasione drammatica e terribile per ripensare al nostro modello di sviluppo e cambiare. Forse.
Ed è solo l’ultimo di una serie di disastri di portata enorme. Nonostante la nostra tecnologia evoluta, ma assolutamente inadeguata a fronteggiarli…
10 LUGLIO 1976 SEVESO (Milano) – Una nube di diossina del tipo Tcdd esce dall’azienda chimica Icmesa di Meda e investe i comuni confinanti. Non ci sono morti, ma le conseguenze sulla popolazione sono sotto osservazione ancora oggi.
3 DICEMBRE 1984 BHOPAL (India) – Dalla Union Carbide, multinazionale Usa produttrice di pesticidi, escono 40 tonnellate di isocianato di metile. Una “nebbia mortale” che, secondo Amnesty International, arriva a causare, negli anni, 20mila morti.
26 APRILE 1986 CERNOBYL (Russia) – L’esplosione del reattore 4 produce una nuvola di materiali radioattivi che arriva fino in Europa occidentale. Secondo uno studio dell’Atomic Energy Agency, per l’esposizione alle radiazione potrebbero essere morte 4mila persone
24 MARZO 1989 PRINCE WILLIAM SOUND (Alaska) – La petroliera Exxon Valdez si arena e versa in mare 40 mila tonnellate di greggio. Vengono contaminati 1.600 chilometri di costa e gli Usa sono costretti a rivedere gli standard di sicurezza.
Qui di seguito il post pubblicato su il reporter in occasione della giornata della Terra il 22 aprile 2009:
“La terra ricorda” recita un antico detto andino. Ricorda non solo chi la abita, anche chi la cammina. Fra il viandante e la terra si crea un legame speciale che abbraccia il paesaggio e l’infinito numero degli altri viandanti che hanno seguito lo stesso percorso. Il loro ricordo è inciso nel suolo, scavato nelle pietre consumate dai loro passi. L’asfalto delle nostre città invece non mantiene le tracce del passaggio di chi lo abita e gli strati di cemento si sovrappongono a soffocare le testimonianze del passato e a cancellare la terra stessa, ridotta a un povero simulacro. Un sentiero sterrato racconta sempre una storia. Lo sapevano gli aborigeni australiani che per migliaia di anni hanno ripercorso le “vie dei canti” per tenere in vita la terra, camminando lungo gli stessi sentieri degli antenati creatori. Hanno vissuto in armonia con essa, di essa e per essa, senza manipolarla, ma prendendo solo ciò di cui necessitavano. Un equilibrio rotto dall’arrivo degli europei, capaci di concepire il rapporto con la terra solo in termini di conquista e di possesso. In realtà noi umani siamo solo in transito, le nostre manie di grandezza sono illusioni di breve durata. Cos’è la nostra storia misurata in migliaia di anni a fronte dei miliardi di anni d’età del nostro pianeta? Talvolta la terra ce lo ricorda all’improvviso, quando, con un breve fremito, si scrolla di dosso l’uomo e le sue costruzioni, facendoci percepire la nostra infinita piccolezza. Per i “popoli altri”, e un tempo forse anche per noi, la terra è un tempio e una foresta di simboli. Il mondo sviluppato, seguito, talvolta anticipato, da quello in via di sviluppo, ha invece perso la percezione del legame spirituale e profondo che unisce l’uomo alla terra. “Viaggiare / (…) non ho di mio / Più del sogno del passaggio. / Il resto è solo terra e cielo”, scrive Fernando Pessoa. Ancora una volta, il viaggio, lungo o breve, vicino o lontano, può essere l’occasione per riannodare il legame perduto con la terra, ritrovando il semplice piacere del camminarla, tracciando le nostre vie dei canti. Senza voler conquistare e possedere i luoghi, ma facendo solo provvista di immagini e sensazioni, lasciando orme e portando via ricordi, come diceva Capo Seattle. Riscopriremo che terra e umanità sono strettamente intrecciate. Anche se alla fine, nonostante la sua commovente e fragile bellezza, la terra ci sopravviverà, trovando nuovi equilibri e nuove forme di vita. Ma forse questa è la buona notizia, non quella cattiva.
Monica
Monica alle 21.49 del 24 aprile da FB
Bellissimo!
A.M.
Commento da il reporter
mitava il 11.05.2009 alle ore 1:03 pm scrive:
L’umanità è il prodotto della terra, il suo impatto sui fragili equilibri del pianeta sta diventando rilevante per poter rompere questi equilibri. Per poter avere le buone notizie di soppravvivenza della terra, inclusa, l’umanità, bisogna fare ancora tanto….