Traversine e ferrovie dimenticate
Domenica 4 marzo sarà la quinta giornata delle Ferrovie Dimenticate. Volentieri pubblico la recensione di Antonio Maddamma di LibriSenzaCarta sul libro “Traversine” di Massimo Conti su un viaggio a piedi lungo il percorso di un tratto di ferrovia abbandonata.
Anna
Tre viaggi in uno solo. Ecco a cosa ci invita Massimo Conti con il suo romanzo Traversine.
Un viaggio ideale sulle orme di quello reale, compiuto dall’autore-narratore in “50 km a piedi da Fano a Urbino lungo la ferrovia Metaurense” (come recita il sottotitolo) ormai abbandonata; un viaggio nel recente passato, sostenuto da un dialogo a più voci a bordo della littorina sulla linea ferroviaria ancora attiva (sarà soppressa nel 1987); un viaggio nella storia della Val Metauro, talora lontana, come quella evocata in un fantastico dialogo fra le anime di due soldati uccisi nella battaglia del Metauro del 207 a.C (con echi da Catullo e Properzio), talora vicina, quella delle dismissioni delle fabbriche novecentesche all’alba del postmoderno, in un paesaggio a tratti ferito, a tratti intatto, nel quale le voci nostrane di Fabio Tombari, Sergio Anselmi, Gabriele Ghiandoni e Paolo Volponi si innestano a visioni fumettistiche bonelliane e a suggestioni cinematografiche da Sergio Leone e Woody Allen. Ed è questo, a nostro parere, il viaggio più caro all’autore. Un petit voyage, compiuto da un bolognese che vive a Fano da vent’anni, ma è ancora considerato un “forestiero”, su un percorso non troppo distante dal tracciato dell’antica Flaminia, con uno spirito non dissimile dai viaggiatori stranieri settecenteschi e ottocenteschi: ne sono prova lo stupore e l’indignazione, il gusto per la citazione letteraria, la tendenza alla digressione, l’acribia documentaria botanica e zoologica che accompagnano la narrazione. Ma in un paesaggio quasi sempre modificato dall’uomo, nel quale si mescolano resti archeologici classici e industriali, vecchi e nuovi insediamenti, e sul quale si alternano dimenticanza e sfacelo, reticenza e denuncia sociale. Se l’autore, partito con fiducia brechtiana, vede cadere man mano la speranza che l’antica ferrovia risorga, non però si rassegna a voler perdere, in questo paesaggio, d’accordo con Paolo Rumiz, “l’ultimo treno per il bello”.
Recensione di Antonio Maddamma di LibriSenzaCarta
Cristina Fuligni
Ho letto Traversine e ne sono rimasta affascinata:le sue pagine ti fanno sprofondare in una strana atmosfera che non saprei bene definire, trascinata da una prosa asciutta ma efficace come fossi l’ombra di quell’uomo che faticosamente avanza calpestando le traversine di una ferrovia chiusa con lo spirito degno di un pioniere e la curiosità di un antropologo. Una volta iniziato il libro non smetteresti mai di leggere.
Cristina
Vitale Cavina
Concordo con la lettrice Cristina. Ma è anche un libro che invita a riflettere dove ci sta conducendo un famelico e insaziabile progresso: dentro però c’è tanto altro. Consigliatomi da un amico appassionato di ferrovie abbandonate mi sento anch’io di suggerirne la lettura ad una platea più ampia di lettori.
Vitale