Un mondo perduto
Walter Bonatti, In terre lontane, B.C. Dalai Editore, 2008, € 11,90
Walter Bonatti se ne è andato a 81 anni, è partito per il suo viaggio in terre lontane dopo averci fatto sognare mondi ancora sconosciuti regalandoci forse le ultime, possibili avventure. Ero una bambina negli anni sessanta e allora non c’erano le tante riviste di viaggi che oggi spuntano dagli scaffali delle edicole. Così, con lo stupore dei miei dieci anni, leggevo e conservavo religiosamente gli inserti del settimanale Epoca dove Walter Bonatti raccontava le sue esplorazioni negli angoli più selvaggi e incontaminati della terra. Da allora sono trascorsi, anno più anno meno, cinquant’anni. Il mondo è diventato accessibile, è stato mappato, raccontato e fotografato. Internet ha moltiplicato le informazioni. E anch’io ho trasformato in realtà i miei sogni di bambina viaggiando il mondo.
Questo prologo solo per raccontare il mio stupore rileggendo oggi quegli stessi resoconti di Bonatti raccolti nel volume “In terre lontane” (o nel gemello “Un mondo perduto”, diverso solo nel titolo). Un libro, lo confesso, acquistato più per nostalgia, con l’intenzione di sfogliarlo e poi riporlo sullo scaffale a testimonianza dei miei primi sogni di viaggio che proprio di quei racconti si erano nutriti.
Perché il mio rinnovato stupore? Perché rileggendo questi scritti a distanza di anni ritrovo la stessa tensione e la stessa intensità di allora. Possibile, perché quelle di Bonatti sono avventure vere. Anche lui viaggiando non ha fatto altro che dare corpo ai suoi sogni di bambino, quando giocando lungo le rive del Po fantasticava di deserti e di oceani. Ma che abisso fra le sue esplorazioni e i miei viaggi, anzi, credo di poter dire i “nostri” viaggi, senza che nessuno si offenda.
Affinato da anni di alpinismo estremo, forte dei propri limiti e della propria determinazione, armato solo di rispetto e coraggio, prendendosi il tempo necessario ma capace anche di abbandonare l’impresa, Bonatti penetra paesaggi primordiali e avvicina popolazioni isolate per imparare a vivere dentro una natura spesso difficile, mai ostile, al massimo indifferente. Si immerge dentro di essa per un confronto alla pari, senza ricorrere alla tecnica, ma lasciando spazio a umanissimi dubbi, incognite e in ultima analisi proprio all’avventura.
Il suo messaggio? Anche se su terreni già percorsi, è possibile avvalersi ancor oggi dei soli mezzi umani e riaprire così enormi spazi all’esplorazione e all’introspezione. L’avventura è ancora possibile. Ma non si compera in agenzia viaggi.
Pubblicato su il reporter
Klaus
Ai tempi di “Le mie montagne ” ed ora , ha insegnato la severa storia delle terre alte , con l’eleganza e lo style che ha mantenuto, come la sua coerenza .”Virtù di pochi” .un grande!