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Un uomo che corre coi lupi

on
12/10/2014

Venerdì scorso Roberto Ghidoni, il leggendario “lupo che corre”, ha regalato al  pubblico attentissimo della nostra rassegna “Viaggio intorno al Viaggio” di Albatros Cantù, delle riflessioni di uno spessore davvero non comune, arricchite dai riferimenti alle sue mille letture e dalle magnifiche immagini del film “Tracce” girato su di lui da Marco Preti. Un messaggio straordinario il suo, come straordinarie sono le sue imprese.

Se ne era andato giovanissimo da Milano fra le montagne della Val Trompia, lasciando l’università per fare il contadino, dedicandosi però anche allo sport soprattutto in montagna. Roberto ha il 49 di scarpe e lunghe gambe su un fisico alto e asciutto, sembra davvero nato per camminare. Ma non basta il suo fisico temprato dal lavoro e allenato dallo sport, ci vuole anche e soprattutto la testa per vincere per cinque volte l’Idita Trail, la gara più lunga e massacrante del mondo fra le nevi e i ghiacci del nord Alaska, camminando per 1800 km in tre settimane e dormendo due ore per notte…

La vittoria più grande è quella che ha riportato su se stesso. Lo racconta nel suo libro: “Volevo spiegare che nella mia storia non c’è soltanto la prestazione atletica: è stato anche un cammino dell’anima, in Alaska ho conosciuto la parte più profonda di me stesso. È il percorso di un uomo che, nella sofferenza, voleva toccare con mano l’essere più che l’avere. L’amore più intenso resta quello per la natura: in lei ho cercato le mie risposte. Per 31 anni le sono stato legato, sono diventato neve, vento, freddo, alberi”.  Le sue non sono semplici imprese sportive, sono, come Roberto ci ha detto, un viaggio, un percorso fatto di anche di paura, solitudine, fatica e sofferenza ai limiti dell’umano, in bilico ad ogni passo fra vita e morte, alleggerendosi di tutto, togliendo tutto il superfluo alla ricerca dell’essenziale fisicamente e mentalmente. Roberto diventa così un’anima in cammino, diventa pino, fiocco di neve, vento… E questo è possibile solo perché da una vita lui parla con gli alberi, è albero. E come un pino non è mai solo, così non lo è nemmeno lui nell’immensa distesa dell’Alaska, con il profondo amore e la totale empatia con la natura a guidarlo, come un lupo che segue l’istinto.

Grazie da noi tutti Roberto e buon cammino,

Anna

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3 Comments
  1. Rispondi

    Paolo Ostinelli

    13/10/2014

    Ciao Anna
    Bella serata, forse l’unica che ridimensiona il rapporto che l’uomo deve avere con il Mondo e la sua natura e cioè quello di capire di farne parte senza vedere quest’ultima solo come oggetto di sfruttamento per un breve e temporaneo vantaggio . Il viaggio in questa serata si è rivelato lo strumento per rivelare tutto ciò.
    A una serata come questa, per ribadire l’importanza di rispettare la natura, io ci unirei anche tutti i bellissimi filmati proiettati alla rassegna dei documentari sui parchi naturali “Sondrio festival”.

  2. Rispondi

    Marco

    13/10/2014

    Grazie anche a te Anna. Con la tua sensibilità e capacità comunicativa hai saputo interiorizzare l’altissimo messaggio che ci viene da Roberto Ghidoni, adagiarlo nel vassoio della tua prosa e servircelo in un riassunto che fa rivivere la magia dell’incontro con Roberto.
    Ghidoni, tu e Albatros ci avete offerto due ore in cui Cultura, Umanità e Natura si sono fuse regalandoci un eccezionale momento di crescita interiore.

  3. Rispondi

    Roberto

    13/10/2014

    Grazie a Te e agli amici di Albatros che mi avete dato la possibilità di portare il cuore alla bocca. Ti auguro Luce sul tuo cammino, Roberto

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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