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Una lezione da una democrazia dell’America del sud

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07/01/2021

Se quel che è successo ieri, 6 gennaio 2021 con l’assalto a Capitol Hill in USA fosse avvenuto in un paese del “terzo mondo” sarebbe stato definito un tentativo di golpe. Dietro quelle immagini penose c’è purtroppo un atteggiamento che sta dilagando un po’ ovunque nel mondo: populismo, demagogia, disaffezione, delegittimazione e sfiducia verso le istituzioni, divisioni anche di fronte a una pandemia mondiale, istigazione agli istinti peggiori da parte di Trump e sovranisti nostrani che trova terreno fertile in tanti improvvisati guru della rete. La democrazia è fragile anche da noi: non diamola per scontata. Trump ha sdoganato nel suo ruolo di massima autorità del Paese che ritiene di avere la massima autorevolezza mondiale quelle “verità alternative” che più correttamente si chiamano fake news. Può sembrare strano a qualcuno, ma avremmo molto da imparare, noi mature democrazie occidentali, dalle parole di una persona straordinaria come Pepe Mùjica, ex guerrigliero nei Tupamaros, deputato, senatore ed ex Presidente dell’Uruguay: “nel mio giardino da decenni non coltivo l’odio perché ho capito che l’odio finisce per rendere stupidi, ci fa perdere obiettività, l’odio è cieco come l’amore, ma l’amore è creatore, l’odio distrugge, l’odio è diverso dalla passione…“. Ascoltate la sua definizione di libertà, di politica… “Gli uomini, le donne passano, alcune cause sopravvivono e devono trasformarsi, la sola cosa permanente è il cambiamento, ma ci vuole un’attitudine al cambiamento, a dare opportunità alle nuove generazioni, costruire, aiutare a costruire il futuro. La vita se ne va, le cause rimangono… dobbiamo ringraziare la vita, trionfare nella vita non è vincere, ma cadere e rialzarsi ogni volta“. Parole e comportamento sideralmente lontani da quelli di Mr. Trump.

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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