Un’idea geniale: la corsa dei poveri cristi
“La corsa dei poveri cristi è una marcia, un momento di riscatto, un modo per sentirci meno soli, un gioco collettivo per alleggerirci dei piccoli e grandi pesi che ogni giorno portiamo, è uno spettacolo corale, un progetto di comunità, di una comunità che spesso si nasconde, è un inno alla gioia di vivere nonostante tutto, un’opera d’arte partecipata, un modo per “riderci addosso”. La prima edizione dell’evento si è tenuta a Matera domenica 17 novembre 2019: 50 partecipanti selezionati hanno affrontato le strade dei Sassi portando sulle spalle una croce in gommapiuma alta due metri e venti e pesante due chili. Sulla croce, riportata in grande, la propria “croce”. In un libretto sono raccolte alcune delle voci e delle croci arrivate sul sito, condivise da chi si è candidato a partecipare alla corsa e da chi ci ha supportato.” (Da “Il libro delle croci”, un piccolo archivio di umanità).
La corsa è un progetto di Luca Acito ed è dedicata a tutti i poveri cristi, per non piangersi addosso, ma cercare di ridere dei propri guai. Domenica 17 novembre per le strade di Matera su 50 partecipanti sono stati premiati in 49, uno solo no, il vincitore morale dichiarato il più povero cristo di tutti. Ci sarà una prossima edizione della corsa perché “ognuno ha la sua croce, ma è pur sempre necessario correre”, ma ancora non si sa dove. Qui è possibile vedere il video e condividere la propria croce.
Io di croci ne avrei due (che mi porto, fuor di metafora, da una vita) e prometto di condividerle se parteciperò alla prossima edizione. Per ora mi limito a scegliere fra le tante raccolte nel libretto quella con cui mi sento più in sintonia e quella più simpatica:
“La mia croce è la dieta”
“La mia croce è il precedente: ogni volta che devo usare il bagno di luogo pubblico, io lo trovo occupato. Dopo aver aspettato saltellando indifferente, regolarmente, entro e trovo il bagno che puzza, perché il tipo prima di me l’ha fatta grossa. Svuotare la vescica respirando la cacca di un è la mia croce! Va bene rispettare il prossimo, ma posso odiare il precedente?”
Anna