L'Invocazione
Pensieri in libertà

Un’invocazione muta

on
07/05/2022

Questa foto l’ho scattata ieri alla mostra “As Above, so Below” di Elisa Sighicelli alla Galleria di Arte Moderna di Milano. L’artista, tramite sculture del deposito, installazioni e fotografie, riporta in superficie una piccola parte del mondo nascosto nei sotterranei del museo, una popolazione di gessi, bronzi, marmi, cere, corpi mutilati…

Questa statua di donna è il bozzetto in bronzo de L’invocazione del 1897 di Antonio Bezzola: ricoperta dal telo di plastica come da un drappeggio, l’invocazione diventa un grido muto e si trasforma in un’immagine potente e carica di significato per raccontare questo tragico presente dove nessuno trova le parole necessarie, ma tutti dibattono e sventolano le proprie certezze capaci solo di scavare fossati ed erigere muri. Così come sul terreno di battaglia eccidi, violenze e torture contro la popolazione civile generano un odio che durerà per generazioni.

Fisso questa scultura e nel controluce non vedo più l’esile figura di donna che invoca misericordia, o forse umanità e giustizia, ma una croce.

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1 Comment
  1. Rispondi

    Alessandro arrighi

    13/05/2022

    Questa foto ha una vaga evocazione erotica, che la rende davvero piacevole…. C’è una segreto richiamo al desiderio, all’immaginario, all’immaginato. Bellissima foto. Mi ha sempre ispirato l’arte dell’arte, qui nascosta…. appena evocata.

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ANNA MASPERO
Como, IT

A come Avventura, B come Bolivia , C come Colombia, M come Mondo… ma anche C come Casa e Cascina Chigollo… Potrebbe essere il titolo del racconto della mia vita di partenze e ritorni. Da mio nonno, soprannominato “Mericàn”, emigrato in Perù e poi ritornato fra le colline della sua Brianza, ho ereditato lo spirito d’avventura e l’amore per la mia terra. Perché di queste due cose sono fatta, un po’ nomade e un po’ stanziale. Andare e ritornare, proprio come le rondini che ancora nidificano sotto i tetti della fattoria del nonno dove vivo…. “Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini“, scriveva Paul Morand. Il viaggio è stato per me il primo amore. A quarant’anni ho dato le dimissioni dall’Istituto Sperimentale Linguistico dove insegnavo inglese, preferendo la vita a colori del mondo che è fuori, inseguendo nuove partenze e nuovi ritorni, ma sempre con la passione e la curiosità della prima volta.


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