Voglia di autocelebrazione?
Ricevo da “Alfio (CN) e Londra” come commento al mio post “Quando viaggiare era un piacere” queste righe. Ne nasce un interessante confronto sul viaggiare, così ho pensato di girarlo come post per evitare che si perda fra i commenti. Grazie Alfio per il contributo, anche se le nostre idee sul viaggio e sui viaggiatori sembrano essere davvero distanti.
A.M.
Da Alfio:
…dicevo…Siete abili a venderVi come esperti viaggiatori, carichi di veri valori quali la responsabilità, la curiosità e addirittura l’umiltà. Non c’è nulla di più sontuoso che sfoggiare vestiario tecnico o macchinari fotografici supertecnologici nel Borneo piuttosto che in Bolivia, piuttosto che in Orissa ecc…ma forse per Voi anche questa è avventura! Sono Convinto che anche Voi quando accantonate il Vostro orgoglio, e la Vostra autostima da Commentatori del Mondo si infila sotto un sacco piumato per dar sfogo a ben altre autocelebrazioni, pensate di essere ingranaggio di ingranaggi dell’industria turistica: i migliori ingranaggi, perchè nascono spontanei e trascinano, e conquistano, e procacciano nuovi adepti, o clienti, grazie al loro ingenuo entusiasmo e, soprattutto, grazie alla loro voglia di autocelebrazione. Ad un uomo comune, comunemente impegnato a garantire la sopravvivenza della specie, vien da pensare a che grossa fortuna avete avuto ad avere così tante ferie!! Comunque Vi do una notizia: i turisti di professione, carissimi, esistono davvero. I “veri viaggiatori”…pure!! Sono coloro che non possono permettersi del Come ma che “puntano direttamente al Dove”; sono coloro che Vi scocciano suonando il campanello di casa Vostra cercando di venderVi calzini sintetici e tappeti; sono coloro che solcano i mari su imbarcazioni di carta cercando di dare concretezza alle loro speranze. Tutti gli altri sono identici al viaggiatore snob inglese degli anni 30…e non nascondetevi dietro un dito altrimenti soffocherete nell’affanno di trovare un senso e un valore diverso alle Vostre “vacanze” speculando sui termini. Consumate il viaggio e raccontate agli altri che possono a loro volta raccontare di aver vissuto una “vera avventura da viaggiatore”…noi dell’industria del turismo continueremo a guadagnare. Grazie della notevole e gratuita collaborazione!
Alfio (WTEDC)- WW Tourism and Environment Development Corporation – London
Da Anna
Ciao Alfio. Quanto risentimento nelle tue parole! Con il tuo atteggiamento da antiturista mi sembri più snob di noi a cui dai degli snob. Non penso che gli appassionati di viaggio siano “ingenui” procacciatori d’affari all’industria turistica. Di fatto siamo tutti e in tutte le nostre azioni dei “consumatori” (non solo riguardo ai viaggi, ma anche a cibo, vestiti, design, finanche cultura…). Siamo tutti ingranaggi della grande macchina, illusorio tirarsene fuori. Possiamo solo essere consumatori più “consapevoli” e cercare di fare qualcosa di buono dei nostri “bisogni”, veri o falsi, indotti o meno… Questo mi sembra di capire che dovrebbe essere il tuo lavoro (visto che lavori nella WW Tourism and Environment Development Corporation )… e comunque è una delle mie passioni (l’altra è la terra, nel senso non solo di ambiente, proprio di amore per la terra…). Chissà, forse è perchè avevo un nonno contadino ed emigrante in Perù e sono rimasta un po’ nomade e un po’ stanziale e ho scelto di vivere in campagna. Quella che tu chiami voglia di autocelebrazione per me è un’utile riflessione sul viaggio che aiuta a scegliere più consapevolmente come passare le proprie ferie (visto che, come dici, abbiamo la grande fortuna, direi il privilegio, di poterne godere).
Pensa, io non solo credo nel viaggio, ma anche nel turismo! E non sono la sola. Proprio pochi giorni fa a Roma ascoltavo un’intervista a Tahar Ben Jelloun,uno scrittore che conosce “nord e sud” del mondo, e mi hanno colpito le sue parole, quando sottolineava, non richiesto, l’importanza proprio del turismo come valido contributo al rispetto e al dialogo fra le culture. Certo c’è turismo buono e meno buono, ma visto il tuo ambito di lavoro, dovresti saperlo. E soprattutto forse almeno un po’ dovresti crederci. Altrimenti mi sorge il dubbio che il risentimento che emerge dalle tue parole derivi dalla frustrazione perchè non fai ciò in cui credi. Ma non ti conosco, è solo un sospetto e il viaggio mi ha insegnato molte cose, soprattutto il rispetto per le idee degli altri.
A proposito invece di “veri viaggiatori” e di migranti, ho scritto (prima che tu ci facessi la rivelazione dandoci la “notizia” su chi sono i veri viaggiatori), una recensione a un libro che, se non hai letto, ti consiglio, “Solo Andata” di Erri del Luca che trovi in questo blog. Ce ne è anche un’altra, “Paura percepita”, dove trascrivo alcune sue frasi.
Comunque per semplicità copio e incollo qui sotto alcune mie riflessioni in margine al libro.
“Non credo, come ha scritto qualcuno, che “viaggiare è un po’ migrare”, penso però che essi siano due lati della stessa medaglia. Da una parte novecento milioni di persone che si spostano ogni anno per turismo, quindi per libera scelta e per piacere. Dall’altra gli emigranti, probabilmente non meno di 200 milioni di persone ogni anno, forse i soli veri moderni viaggiatori. Gente che sa cosa vuol dire lasciare la casa, mettersi in cammino, andare in un paese straniero… Per molti di loro il viaggio non è un diritto civile e per tutti rimane una dolorosa necessità. Un viaggio che, anche quando non si trasforma in tragedia, rimane comunque spesso senza ritorno.
Turismo e emigrazione sono due flussi che si muovono in senso opposto, visto che la destinazione di molto turismo è da nord verso sud, dai paesi economicamente sviluppati a quelli che gli emigranti abbandonano per motivi economici o politici. Due flussi che raramente si incontrano. Perché uno vola e guarda il mondo e le sue miserie dall’alto. O chiuso dentro stanze di hotel di lusso o blindato nei villaggi turistici. L’altro lo attraversa giù in basso, dentro camion strapieni o su carrette del mare.
Due flussi che anche quando si incrociano nei luoghi di destinazione, spesso non comunicano. Proviamo allora a farli incontrare, per smascherare i pregiudizi e per capire che anche identità e differenze sono due facce della stessa medaglia.
E dal mio libro A come Avventura: “Durante i nostri viaggi ci ritroviamo tra persone simili agli immigrati nelle nostre città ormai multietniche, dove però la loro presenza è spesso accettata solo in quanto necessaria alla nostra economia e funzionale al nostro benessere. La nostra condizione di viaggiatori ci rende più permeabili e ci priva dell’abituale corazza di indifferenza e di pregiudizi che indossiamo in patria. Così l’incontro con queste persone nelle loro terre di origine potrebbe facilitare anche la comprensione reciproca e la convivenza, se solo al ritorno a casa riuscissimo a non contrapporre l’altrove al qui, ma a mantenere la stessa apertura mentale del viaggio”
Chissà, forse più che ingenua mi piace sognare, ma come Edgar Allan Poe, penso che “coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna di notte”.
Ciao, e buona vita, A.M.
daniela
Certo, l’intervento di Alfio ha un tono piuttosto duro… però a volte è proprio la provocazione che induce alla riflessione….mi scuso se poi la mia non sarà una riflessione così originale.. 🙂
Come ben sai, Anna, anch’io amo molto viaggiare, e i temi di questa discussione mi toccano molto… credo che l’esigenza del viaggiare nasca per mille motivazioni, esigenze, diverse a seconda delle persone, ma comunque da un bisogno interiore…
Ed è triste ritrovarsi, ancora una volta, nel ruolo di “consumatore”… triste ma reale, per chi, come me lavora e ha una disponibilità di tempo limitata… e allora il viaggiare non è più il vagabondare che espone sì a dei rischi, ma anche all’incontro, all’approfondimento, al cambiamento di qualcosa di sé. Certo, se si ha fortuna, se si è disponibile a cambiare i piani, può capitare di scorgere qualcosa di più… ed è questo che rimane del viaggio, che si vuole condividere al ritorno con gli amici, lasciando in secondo piano tutto il resto che ci ha portato ad essere un ingranaggio dell’industria del turismo, un “pollo da spennare” che si crede Chatwin, se vuoi, Alfio.
Un’altra cosa che mi turba molto rispetto al mio voler viaggiare è il tema ambientale… qualunque mezzo scelga di usare consumo risorse ed inquino.. se vado in un posto arido tolgo acqua a chi ci vive… lascio rifiuti in posti dove non sono attrezzati per smaltirli… e così via, l’elenco sarebbe lungo… quindi il viaggiare come egoismo che se ne infischia di quel che comporta?
Non so, come in tutto, non c’è solo il bianco e il nero… forse bisogna guardarsi un po’ più dentro, in generale… e allora, pur con tanti limiti, compromessi, un po’ si può scegliere come viaggiare… e se la motivazione che ci spinge a farlo è conoscere qualcosa di più della vita, di sé, degli altri… il vero viaggio può davvero essere quello sul treno pendolari che affronto ogni giorno per andare al lavoro!!!!
Che dite, potrebbe essere un’idea da sfruttare a fini turistici-economici??? Vendo una vera avventura per veri viaggiatori sul treno delle Ferrovie Nord Milano, linea Milano-Asso!!! 😉
Ciao!
Daniela